martedì 24 ottobre 2017

Perché Non Mi Risveglio?

A. Sono anni che cerco e pratico, perché non mi risveglio?

M. Semplicemente perché non vuoi veramente risvegliarti.

A. Eppure io voglio risvegliarmi!

M. Prima di tutto devi comprendere che tu non hai un vero “Io”, ovvero un centro di gravità permanente e quindi non puoi avere una tua propria volontà. Può dire “Io” solo chi si è unificato, integrato e individualizzato. Il tuo “io”, la tua personalità, è un agglomerato di “io” diversi, un insieme di aggregati psichici, che sono spesso in contrasto ed in conflitto tra di loro. Ne consegue che è soltanto uno dei tuoi “io” che desidera il risveglio, mentre tutti gli altri preferiscono andare in altre direzioni o mantenere lo stato attuale.

A. Cosa devo fare allora?

M. Perché desideri il risveglio?

A. Perché voglio stare bene! Voglio sentirmi meglio di come mi sento ora.

M. Ti ho già detto che tu non hai un vero “Io” e quindi non puoi avere una “Tua” volontà. Puoi solo avere desideri egoici.

A. Va bene allora… Desidero stare meglio!

M. Se desideri stare bene, significa che tu ora non stai bene: stai soffrendo. La sofferenza è il sintomo che ti sei identificato con un “io” che si sente separato dal Tutto. Questo “io” è illusorio ed irreale perché è una mera credenza, ma il fatto che tu creda di essere questo “io” separato ti fa sentire mancante, piccolo ed indifeso.

Soffri a causa dell’identificazione con un illusorio “io” separato e cerchi qualcosa che ti faccia sentire meglio.

A. Quindi?

M. La tua ricerca di appagamento e felicità viene pervertita dai meccanismi e dalle identificazioni mentali: da tutti i tuoi “io” frammentati. Cerchi infatti di far cessare il senso di mancanza immergendoti nelle esperienze sensuali. Oppure, cerchi nel mondo mentale, in conoscenze, filosofie, religioni e culture.
La tua ricerca di felicità non sarà mai soddisfatta dai piaceri del mondo, perché sono impermanenti ed il tuo desiderio troverà soltanto una pace momentanea lasciando in fondo quell’amaro in bocca che ti ricorda di non aver trovato ancora la pace della completezza.

A. E allora?

M. Per far cessare la ricerca della felicità devi riconoscere che tu non sei quell’io separato che si sente mancante, piccolo e sofferente. Devi scoprire chi sei veramente.


A. E  come faccio?

M. Devi scoprire chi si nasconde dietro la tua sofferenza. Inizia a fare silenzio dentro di te. Con la giusta consapevolezza potrai vedere con chiarezza e con sufficiente energia riuscirai nell’intento.

A. Ci provo, ma non riesco! La mente continua a divagare e a trasportarmi altrove.

M. Per raggiungere il silenzio interiore devi provare e riprovare, ma devi avere una grande forza!

A. Dove trovo una tale forza?

M. Quanto desideri risvegliarti? Quando desideri il risveglio più di qualsiasi altra cosa, più della tua stessa vita allora hai la forza necessaria.
La forza è proporzionale al tuo desiderio e il tuo desiderio è proporzionale alla tua sofferenza. Più provi dolore, più desidererai stare bene e più forza sprigionerai!


Quella sofferenza fondamentale che ti spinge a cercare l’appagamento e la felicità è il segnale che sei imprigionato nell’illusione della separazione, ma se ignori o interrompi quel segnale con dei surrogati di piacere che appagano solo momentaneamente i tuoi piccoli “io”, non potrà accumularsi la forza sufficiente per vincere l’illusione del sé separato e vedere che cosa si cela dietro il dolore.


Quando inizi a portare l’attenzione a questa forza interiore che cerca la completezza, la felicità e la libertà, quando senti questa forza che è mancanza e sofferenza, allora puoi modificare la tua ricerca. Invece di cercare un appagamento effimero che spegne solo temporaneamente la sofferenza lasciandoti depotenziato, puoi accettare ed accogliere la forza della sofferenza e dirigere la tua ricerca verso il vero Essere, te stesso, attraverso il silenzio interiore.


A. Quando la sofferenza è molto grande si può arrivare anche al suicidio!

M. E’ possibile, ma è solo una via di fuga. Di fronte alla sofferenza non devi fuggire. Se hai il coraggio di abbracciare il tuo dolore e di immergerti consapevolmente in esso, ti rivelerà il suo segreto, vedrai oltre l’illusione e sarai finalmente libero! 


domenica 8 ottobre 2017

La Meditazione come Via (Terza Parte)

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La Meditazione come via (Seconda Parte)


Tutti noi siamo accomunati da un bisogno fondamentale: la felicità. Tutti noi cerchiamo la felicità, che non è altro che un bisogno di appagamento, di completezza, di totalità e di integrità.

Questo bisogno nasce dal sentirsi mancanti, limitati, piccoli, indifesi e separati dal mondo che percepiamo come esterno a noi e potenzialmente pericoloso.

Questa sensazione di separazione è alla base del nostro senso di mancanza. Sentiamo che ci manca qualcosa e, così, iniziamo a cercare un modo per spegnere questa sensazione spiacevole.

Poiché la coscienza è identificata con il corpo-mente, iniziamo a cercare di colmare la sensazione di mancanza attraverso i sensi fisici: il gusto, il tatto, la vista, l’olfatto e l’udito. Cercheremo quindi far cessare il senso di mancanza immergendoci nelle esperienze sensuali. Oppure, cercheremo nel mondo mentale, in conoscenze, filosofie, religioni e culture.

La ricerca interiore di completezza viene in tal modo pervertita dai meccanismi e dalle identificazioni mentali. Infatti, la vita ci dice chiaramente che questa nostra ricerca di felicità non sarà mai soddisfatta dai piaceri del mondo, perché sono impermanenti ed il nostro desiderio troverà soltanto una pace momentanea lasciando in fondo quell’amaro in bocca che ci ricorda ancora di non aver trovato la pace della  completezza.

Sapendo che non troverà mai la felicità e la pace che profondamente desidera, la maggioranza delle persone si lancia in una continua ricerca di piaceri momentanei, collezionando una serie di esperienze che gli dia l’impressione di colmare il senso di mancanza. Altri, invece, si lasciano sprofondare nel cinismo asfissiante di una vita priva di scopi e piaceri.

In entrambe i casi l’ego fa da padrone!

Una via d’uscita esiste ed è proprio all’origine del problema.

Tutta la nostra ricerca di felicità, appagamento, ricchezza, potere, piaceri ecc. nasce dal sentirci un essere limitato e separato: un essere mancante.

Per portare la pace, la felicità e l’armonia in noi non possiamo usare la violenza. Come sappiamo la guerra genera guerre e così non finiremo mai. Dobbiamo mettere in atto un processo di integrazione consapevole e amorevole.

La chiave per integrare questa conoscenza è sempre il silenzio interiore: la presenza, ovvero la meditazione. Non una meditazione ascetica e trascendentale, ma una meditazione attiva nel qui ed ora, nella vita di tutti i giorni.

Per portare armonia dentro di noi dobbiamo espandere il silenzio interiore in tutte le attività della nostra giornata. Per far questo ci vuole indubbiamente una grande forza! Quando chiesero a Mère dove trovare una tale forza, lei rispose: dentro di te.

La forza è quindi dentro di noi… Ma dove?

La forza è proprio in quella sofferenza esistenziale fondamentale che la mente cerca di spegnere continuamente con appagamenti futili, superficiali ed effimeri.

Dobbiamo quindi andare ad indagare questa sensazione.

Invece di cercare immediatamente di spegnere il senso di mancanza, stiamo con questo sentire.

Quella sofferenza fondamentale, quel senso di mancanza che ci spinge a cercare l’appagamento e la felicità è il segnale che noi siamo imprigionati nell’illusione della separazione. Se interrompiamo quel segnale non potremo mai scoprire cosa vuole veramente indicarci!

La sofferenza è il segnale che in noi non c'è armonia, perché ci siamo persi nell'illusione della separazione.

Quando iniziamo a portare l’attenzione a questa forza interiore che cerca la completezza e la libertà possiamo modificare la nostra ricerca. Invece di cercare una felicità effimera e temporanea nel mondo esterno, possiamo dirigere la nostra ricerca verso l’essere che noi siamo attraverso il silenzio interiore.

Chi sente la mancanza? IO!? Chi sono Io?

Questa domanda, grazie al potere del silenzio interiore, ci permette di immergerci nel Vuoto.


Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti,
perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. 
Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto,
perché è il regno della Via autentica.
Huang-po

Tutte le volte che sopraggiunge il senso di mancanza, l'ansia, la paura, la tristezza o qualsiasi altro segnale riusciremo a portare e riportare la nostra attenzione continuamente alla presenza, all’essere. In ogni momento e ovunque abbiamo la possibilità di ricordarci di noi stessi, di fare silenzio dentro di noi, di entrare nel vuoto e di riportarci alla consapevolezza di chi siamo veramente.

Tutto è Dharma.
Quando fate i mestieri, cercate di essere attenti;
se dovete svuotare una sputacchiera o pulire una latrina
non sentitevi come se steste facendo un favore a qualcun altro.
C'è il Dharma nello svuotamento delle sputacchiere.
Non pensate di praticare 
solo quando state seduti a gambe incrociate.
Alcuni di voi si lamentano che il tempo non basta per meditare.
Il tempo basta per respirare?
Questa sia la vostra meditazione:
Consapevolezza e naturalezza in tutto ciò che fate.

Ajahn Chah

Attraverso la meditazione continuata si realizza il processo di liberazione ed integrazione e, passo dopo passo, la nostra coscienza si sposta - lentamente, ma inesorabilmente - dalla mente di superficie al nucleo centrale: l'Essere.