venerdì 31 marzo 2017

I Programmi Senzienti: I Nostri Carcerieri


Questo video è tratto dal celebre film Matrix.

La nostra struttura psicofisica è composta da due programmazioni fondamentali: una programmazione genetica (endogena) ed una programmazione ambientale (esogena).

Dai condizionamenti socio-culturali esterni noi assimiliamo una miriade di informazioni, conoscenze, credenze, opinioni, abitudini ecc. che sono dei veri e propri programmi che influenzano, alterano e modificano la programmazione genetica.

Cos’è un programma senziente? Potremmo chiamarlo “Virus”. Il virus è un’informazione, un programma che tende a riprodurre se stesso cibandosi dell’energia del soggetto e a moltiplicarsi a dismisura fino alla morte del soggetto stesso.

I programmi che riceviamo dal mondo esterno sono delle vere e proprie entità energetiche che, come i virus, si nutrono della nostra energia vitale, ovvero si nutrono di noi stessi, e tendono a riprodursi e moltiplicarsi fino alla nostra morte.

Nella tradizione esoterica occidentale si parla di “forme pensiero” per indicare queste entità energetiche, mentre nello sciamanesimo tolteco si definiscono parassiti e nelle tradizioni religiose vengono chiamati demoni.


Se tutto è energia allora anche il pensiero è energia ed in quanto tale è vivo quanto una creatura energetica densa e materiale come noi. Il pensiero è una creatura vivente che, come ogni essere senziente, si nutre di energia per sopravvivere e si riproduce. Per questo motivo dovremmo fare molta attenzione a quali pensieri nutriamo.

Noi crediamo di pensare liberamente, ma se fosse così potremmo smettere di pensare in qualsiasi momento.

La semplice evidenza di non essere in grado di smettere di pensare deve condurci a riconoscere che noi non pensiamo: siamo pensati!

Noi non pensiamo: siamo pensati!

Cosa significa?

Significa che la maggior parte dei pensieri che abbiamo non sono nostri, ma provengono dalla programmazione socio-culturale e si alimentano della nostra energia vitale.

Nel mondo fantascientifico di Matrix gli esseri umani non nascono, ma vengono allevati per nutrire le macchine.

Ebbene, come noi coltiviamo gli ortaggi e alleviamo gli animali per nutrircene, allo stesso modo noi siamo coltivati da queste entità energetiche che si nutrono della nostra energia vitale: la consapevolezza. Ci lasciano soltanto un minimo di energia per sopravvivere.

Il nostro ego è il pensiero centrale, il fulcro attraverso cui queste entità energetiche si nutrono. L'ego, ovvero il pensiero autoreferenziale, è il cavallo di Troia attraverso il quale invadono la nostra mente. Tutte le manifestazioni egoiche come l’avidità, il desiderio, la codardia, la paura, il dubbio, l’aggressività, la violenza, le emozioni forti e tutti gli eccessi, l’importanza personale, l’autocompiacimento ed anche l’autocommiserazione sono il loro tipo di energia preferita.

Questi pensieri condizionanti sono i nostri carcerieri
 ed i nostri carnefici.

Come viene chiaramente detto nel film Matrix, essi detengono tutte le chiavi, sono i guardiani e sono ovunque, in ogni persona. Per questo motivo Morpheus dice a Neo che "se non sei uno di noi, sei uno di loro".

Chi è ancora identificato con il proprio ego è schiavo del sistema e farà di tutto per difenderlo. Infatti, i programmi inseriti dal sistema socio-culturale sono come gli agenti di Matrix. Nel momento in cui qualcuno inizia a mettere in discussione queste informazioni e dimostra di volersene liberare, questi programmi si attivano sia in lui che nelle persone che lo circondano e faranno di tutto per impedirgli di uscire  dal sistema.

Chi è totalmente identificato con il pensiero non può essere scollegato immediatamente perché la sua struttura psichica oppone resistenza e potrebbe subire dei danni se fosse forzata.

Per coloro che invece sentono un richiamo verso la ricerca interiore, che percepiscono che c’è qualcosa che non va nel mondo ed intuiscono che c’è molto di più allora è possibile iniziare un cammino graduale di risveglio.

E' necessario intraprendere una disciplina e condurre una vita sobria per deprivare di energia queste entità.

Don Juan: Non c'è nulla che tu ed io possiamo fare se non esercitare l'autodisciplina fino a renderci inaccessibili. Ma pensi forse di poter convincere i tuoi simili ad affrontare tali rigori? Si metterebbero a ridere e si farebbero beffe di te e i più aggressivi ti picchierebbero a morte.

Carlos Casteneda
Il Lato Attivo dell'Infinito

A tale scopo è di fondamentale importanza interrompere il dialogo interiore. Infatti, il dialogo che intratteniamo continuamente con noi stessi nutre costantemente queste entità energetiche.

Se vogliamo liberarcene dobbiamo smettere di nutrirle.

Il silenzio interiore, pura consapevolezza non concettuale, è il nostro rifugio e la nostra àncora di salvezza. All’inizio saranno solo brevi momenti, ma perseverando si arresterà il dialogo interiore e scomparirà anche l’illusione egoica di essere un individuo separato.


Una volta raggiunto il silenzio interiore,
tutto diventa possibile.

Carlos Castaneda
Il Fuoco dal Profondo

giovedì 23 marzo 2017

La Liberazione Naturale Tramite la Nuda Visione (Terza Parte)

L’INTRODUZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA*
*(La traduzione del testo è tratta dal volume Consapevolezza, Rigpa
ad opera di Giuseppe Baroetto, ed. Psiche, Torino, 1997.)

La liberazione naturale tramite la nuda visione.
(Terza Parte)

Ecco l’introduzione che è il modo definitivo di indicare questa stessa [consapevolezza].
Essa è proprio il sentire sé nell’attimo presente; è proprio questo stato inalterato e autorisplendente. Allora perché dite di non comprendere la vera natura della coscienza?
Qui non c’è nulla da meditare. Allora perché dite che pur meditando non appare?
E’ proprio questa consapevolezza immediata. Allora perché dite di non trovare la vostra coscienza?
E’ proprio questa incessante chiara consapevolezza. Allora perché dite di non vedere il volto della coscienza?
E’ proprio colui che pensa. Allora perché dite che pur cercandola non la si trova?
Qui non c’è nulla da fare. Allora perché dite che pur facendo [la pratica] non appare?
E’ sufficiente rimanere nel proprio stato senza modificarlo. Allora perché dite di non potervi restare?
E’ sufficiente rimanere come si è, senza fare alcunché. Allora perché dite di non averne la forza?
Vuoto, chiarezza e consapevolezza sono inseparabili e spontaneamente presenti. Allora perché dite che pur impegnandosi non ci si realizza?
Sorgendo spontaneamente, senza cause e condizioni, esiste spontaneamente. Allora perché dite che non si riesce (a realizzarla) pur sforzandosi?
I pensieri sorgono e si dissolvono contemporaneamente. Allora perché dite che non si è in grado di liberarsi adottando gli antidoti?
E’ proprio questo sentire dell’attimo presente. Allora perché dite che è inconoscibile?

Se io ti chiedessi: “sei consapevole?”
Probabilmente faresti una breve pausa e poi risponderesti: “Si!”
Come hai fatto a rispondere? Dove hai trovato la risposta?



Questa seconda introduzione alla consapevolezza indica nel semplice sentire se stessi la vera natura della coscienza. La nostra vera natura è estremamente chiara e semplice ed è presente in tutte le circostanze della vita, ma risulta oscurata dalla distrazione, dai condizionamenti e dalle proiezioni mentali.

Il semplice sentire se stessi nell’attimo presente viene ignorato e trascurato poiché l’attenzione viene posta unicamente sugli oggetti della coscienza.

Le espressioni della coscienza sono senza limiti;
se entri nelle espressioni sarai perduto.
Abbandonati e sii uno con la tua coscienza,
e la tua coscienza ti mostrerà il processo
attraverso il quale può essere dissolta.

Nisargadatta Maharaj

La nuda coscienza è come uno specchio nel quale si riflettono indifferentemente tutte le immagini e le esperienze. Infatti, è nella sua natura accogliere ed accettare sia l’illusione della trasmigrazione, sia il risveglio della liberazione.

La maggior parte delle persone, però, vivono nell’illusione della distrazione, totalmente identificate con gli oggetti della coscienza come pensieri, sensazioni e percezioni e non si rendono conto del semplice ed immediato sentire sé, che è il substrato all’interno del quale tutto si manifesta.

Ciò che il maestro Padmasamhava vuole indicarci con queste parole è che per riportarci alla consapevolezza di sé non è necessario meditare 20 anni in un monastero o cercare fuori di sé, in qualche luogo lontano nel tempo e nello spazio, ma è sufficiente rimanere nel proprio stato naturale qui ed ora, senza modificarlo e senza fare alcunché. Paradossalmente, la cessazione di ogni attività dovrebbe essere la cosa più semplice, eppure ci risulta quasi impossibile.


Se impariamo a rilassarci profondamente iniziamo a smettere di portare l’attenzione verso gli oggetti della coscienza; allora si può manifestare il nostro stato naturale eternamente presente:

vuoto, chiarezza e consapevolezza. 

Ciò che noi siamo veramente.


giovedì 16 marzo 2017

La Liberazione Naturale Tramite la Nuda Visione (Seconda Parte)


L’INTRODUZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA*
*(La traduzione del testo è tratta dal volume Consapevolezza, Rigpa
ad opera di Giuseppe Baroetto, ed. Psiche, Torino, 1997.)

La liberazione naturale tramite la nuda visione.
(Seconda Parte)

Ecco l’introduzione alla [consapevolezza], la sua indicazione diretta.

Dopo che il pensiero passato si è dileguato senza lasciar tracce e il pensiero futuro non è ancora sorto, [la mente] è fresca e come nuova; in questo momento, mentre si osserva nudamente sé stessi, rimanendo naturali nel presente senza creare nulla, il sentire ordinario, qui e ora, è una chiarezza in cui non c’è nulla da vedere; è una limpidezza in cui la consapevolezza è evidente e nuda; è uno stato puro e vuoto in cui non c’è nulla di determinabile; è una lucidità in cui la luminosità e il vuoto non sono duali.

Non è una cosa, infatti è del tutto indeterminabile; non è neppure nulla, perché è uno stato di limpida chiarezza. Non è singola, in quanto è chiara consapevolezza nella molteplicità; non è neppure determinabile come molteplice, perché è l’unico sapore dell’inseparabilità. Non è estrinseca, è proprio la consapevolezza di sé.

In questa indicazione viene presentata una tecnica meditativa tipica dello yoga indo-tibetano: osservare lo spazio tra un pensiero e l’altro.

La natura della coscienza può essere riconosciuta nello spazio tra un pensiero e l’altro. La coscienza, infatti, è presente sia quando c’è un pensiero, altrimenti non potremmo conoscerlo, sia nello spazio vuoto dove non ci sono oggetti di percezione. Questo è uno stato luminoso perché è presente la luce della coscienza, ma vuoto di oggetti di coscienza.


Ciò che viene rivelato quando i pensieri sono assenti
è presente anche quando ci sono i pensieri.

Mooji

In questo stato è possibile diventare coscienti della nuda consapevolezza, si può semplicemente essere consapevoli di essere consapevoli.

Osservare lo spazio tra un pensiero e l’altro serve a riconoscere che noi siamo una consapevolezza continua in cui si manifestano tutti gli stati di coscienza.

L’acqua quieta del fondo marino e quella delle onde di superficie è la stessa, come la sostanza della pura coscienza e quella dei pensieri è la medesima coscienza. Tutto è fatto della stessa energia-coscienza.

Tutti gli stati di coscienza, da quelli più oscuri e negativi a quelli luminosi e positivi, compreso lo stato del vuoto, sono costituiti dalla stessa sostanza: la coscienza.

La coscienza essendo pura soggettività non è qualcosa di oggettivabile poiché è indeterminabile, eppure è uno stato di limpida chiarezza. E’ ciò che permette l’apparire di tutti gli oggetti e la sostanza di cui sono composti.

Per realizzare questa comprensione è sufficiente rilassarsi ed osservare i pensieri, le sensazioni e le percezioni apparire e scomparire naturalmente senza distrarsi. In questo modo avviene una purificazione naturale della mente e sorgono spontaneamente le qualità e le virtù spirituali.


Inizi lasciando i pensieri fluire guardandoli.
La reale osservazione rallenta la mente fino a fermarla completamente.
Quando la mente è quieta, lasciala quieta.
Non annoiarti della pace, resta in questo stato e vai più in profondità.

Nisargadatta Maharaj

Applicando la nuda consapevolezza a tutti i fenomeni psicofisici senza distrarsi, avviene un cambiamento senza alcuno sforzo volontario o autocoercizione. La distrazione, in questo caso, significa essere catturati dal pensiero ed iniziare a pensare inconsapevolmente come ipnotizzati dal contenuto della mente.

E' sufficiente sedersi quietamente senza fare nulla e osservare il fluire dei pensieri e delle sensazioni come nuvole nel cielo, senza alcun attaccamento o avversione. Quando ci si accorge di esserci distratti, basta ritornare all'osservazione e continuare pazientemente in questo processo.

L'osservazione neutrale ed equanime, priva di giudizi e valutazioni, equilibra ed armonizza naturalmente la struttura corpo-mente. L’energia-coscienza, infatti, è fondamentalmente buona e se lasciata fluire liberamente tende spontaneamente all'armonia.


giovedì 9 marzo 2017

La Liberazione Naturale Tramite la Nuda Visione.

Omaggio alla divinità dai tre corpi,
consapevolezza che risplende di luce propria.
Dal “profondo insegnamento sulla liberazione naturale tramite
la contemplazione delle divinità pacifiche e irate”:

L’INTRODUZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA*
*(La traduzione del testo è tratta dal volume Consapevolezza, Rigpa
ad opera di Giuseppe Baroetto, ed. Psiche, Torino, 1997.)

La liberazione naturale tramite la nuda visione.

Si contempli bene la consapevolezza di sé, così come viene indicata in questo insegnamento. O figli fortunati!
Samaya. Sigillato, sigillato, sigillato.

Oh! l’unica coscienza, presente sia nella trasmigrazione che nella liberazione, è proprio sé stessi sin dal principio, tuttavia non la si riconosce; la sua chiara consapevolezza è incessante, tuttavia non la si incontra; essa appare ovunque liberamente, tuttavia non la si identifica.

La trasmigrazione è lo stato illusorio dominato dall’ignoranza della nostra vera natura, mentre la condizione della liberazione è lo stato nel quale riconosciamo chi siamo. Esiste un’unica coscienza che è presente sia nello stato illusorio della trasmigrazione, sia nello stato risvegliato della liberazione. La coscienza è sempre ed ovunque presente, tuttavia non la si può identificare come un oggetto. Non si può conoscere la propria coscienza oggettivamente perché è pura soggettività. La coscienza, in quanto pura consapevolezza, è paragonabile alla luce, la quale di per sé è invisibile, ma diventa visibile quando incontra una superficie riflettente.


Ben nota è la parola “coscienza”, ma quante concezioni limitate sono nate dal misconoscimento, dalla conoscenza errata o parziale e dall’incomprensione del suo significato reale.
L’individuo ordinario che non comprende da sé stesso la propria vera natura vaga tra i sei esseri dei tre mondi sperimentando la sofferenza: questo è il difetto del misconoscimento della propria coscienza così com’è in sé stessa.

Tutti conoscono il termine “coscienza”, ma molteplici sono i significati che vengono attribuiti a tale termine.
Chi non conosce se stesso è destinato a vagare all'interno del cerchio del samsara, il ciclo di nascita, morte e rinascita nei vari regni dell'esistenza.


Lo stato di coscienza dei Buddha è al di là della mente, nondimeno [la gente] si inganna perché pratica la recita [di mantra] e medita su determinate immagini.

La coscienza pura è incondizionata ed è la sorgente della mente. Le pratiche meditative che usano formule come i mantra o supporti visivi possono essere utili per calmare e rallentare momentaneamente i pensieri e per conseguire stati di coscienza più sottili, ma non hanno alcuna influenza sulla coscienza in sé.


Perciò occorre lasciare tutto, rimanendo liberi da qualsiasi azione condizionata: grazie a questo insegnamento sulla liberazione naturale tramite la nuda visione della consapevolezza, si comprenda che tutta la realtà dimora nella grande liberazione naturale, sicché tutto è anche compiuto nello stato della grande completezza. Samaya. Sigillato, sigillato, sigillato.

L‘insegnamento di Padmasambhava qui esposto indica la coscienza pura come l’unico veicolo nel quale si manifestano sia la realtà esteriore che quella interiore, sia la trasmigrazione che la liberazione, sia l’ignoranza che la conoscenza. Questo dualismo è solo apparente, frutto di un misconoscimento. Infatti, tutto accade nella coscienza e tutto è fatto di coscienza: in realtà non vi è separazione e tutto dimora nello stato della liberazione e della completezza.

Oh! quella limpida consapevolezza che chiamiamo “coscienza” non esiste [come qualcosa di concreto, tuttavia] da essa sorge tutta la sofferenza e la felicità della trasmigrazione e della liberazione; è concepita secondo le credenze degli undici veicoli, e innumerevoli sono le sue differenti denominazioni: alcuni dicono che è la vera natura della coscienza; alcuni non buddhisti la chiamano “sé”; gli uditori dicono che è l’assenza di ego personale; gli idealisti la chiamano “coscienza”; alcuni la chiamano “via di mezzo”; alcuni dicono che è la conoscenza trascendente; alcuni la chiamano “essenza degli esseri realizzati”; alcuni la chiamano “grande sigillo”; alcuni la chiamano “unicopunto”; alcuni la chiamano “fondamento universale”; alcuni la chiamano “sorgente della realtà”; alcuni la chiamano “sentire ordinario” .

Vi sono innumerevoli modi di denominare la coscienza. Sono tutti solo concetti mentali che indicano una realtà che la mente non può afferrare. La coscienza, infatti, è ciò che precede ed illumina la mente.
A causa delle differenze tra coloro che si identificano con determinati concetti, tradizioni, religioni e culture sorgono numerose incomprensioni, fraintendimenti, controversie e guerre. Queste persone vivono nell’ignoranza. nell’illusione e nella confusione poiché non conoscendo se stessi non possono riconoscere l’Unica Realtà che pervade l’intera manifestazione.

La Via suprema, diretta e naturale alla liberazione è al di là delle parole, dei concetti e delle convinzioni mentali e consiste nella nuda visione della consapevolezza, ovvero nella conoscenza di ciò che siamo realmente.

giovedì 2 marzo 2017

Il Sogno della Realtà (Seconda Parte)

Una delle metafore migliori per descrivere e comprendere la realtà è quella del sogno.

“Quando siamo all’interno di un sogno crediamo di essere il personaggio principale e che tutto il resto sia esterno a noi. Viviamo una storia, abbiamo degli obiettivi e cerchiamo in tutti i modi di dare un senso alla nostra vita all’interno del sogno.
Questo accade perché la nostra coscienza si identifica con il protagonista del sogno, ma in realtà noi siamo l’intero sogno, il sognatore, siamo tutti i personaggi del sogno, il mondo sognato, la storia, siamo ciò di cui è fatto il sogno e siamo anche prima del sogno la coscienza!”

Tratto da "Il Sogno della Realtà"
(di cui consiglio la lettura)

Prima di essere il protagonista dei nostri sogni noi siamo il sognatore. Il sognatore si identifica con il protagonista del sogno, ma in realtà è anche l’intero sogno.

Prima di essere il sognatore noi siamo la coscienza che è consapevole del sogno e del sognatore, siamo la luce che illumina e conosce il sogno e il sognatore.

Fuor di metafora, il sogno rappresenta il mondo che percepiamo nello stato di veglia; il protagonista del sogno è il nostro ego, l’immagine - creata dal pensiero - della nostra individualità che interagisce con il mondo; il sognatore che da vita al protagonista del sogno ed al mondo sognato simboleggia l’anima o la mente, che si identifica con l’ego e che porta con sé la personalità, ovvero la struttura psico-fisica costituita da sensazioni fisiche e pensieri, dal karma e dalle memorie delle vite precedenti; infine, la coscienza è ciò che conosce, ciò di cui è fatto e ciò in cui si manifesta sia il sogno nello stato di sonno, sia il mondo nello stato di veglia.

All’interno del sogno noi abbiamo un obiettivo e viviamo una storia che ha un senso. Che ne è del protagonista del sogno, dei suoi obiettivi e della sua storia quando il sognatore si sveglia? Che senso ha il sogno?

Il sogno può essere soltanto un prodotto della rielaborazione dei ricordi consci ed inconsci degli eventi vissuti. In questo caso il sogno possiede la valenza psicologica di armonizzare e riequilibrare la psiche del sognatore.

All’interno del sogno, però, possiamo anche avere delle aperture intuitive a contenuti superconsci, ovvero, a conoscenze che superano lo stato ordinario di coscienza. In questo caso il sognatore può accedere a conoscenze che non gli appartengono, può trovare risposte a domande a cui non sapeva rispondere oppure può raggiungere delle comprensioni profonde su se stesso o su situazioni esterne ecc.

Per il sognatore, quindi, il sogno può avere una normale funzione di rielaborazione delle psiche oppure può essere un modo per aprirsi ad una dimensione superiore per attingere conoscenze, intuizioni e comprensioni nuove.

Abbiamo detto che il sognatore nella metafora del sogno rappresenta l’anima-mente nello stato di veglia. Per l’anima-mente, la vita di una persona può essere soltanto un sogno normale, ovvero una vita trascorsa meccanicamente sulla base dei condizionamenti karmici e di quelli ricevuti in questa stessa vita, oppure può essere un modo per evolvere, per acquisire nuove comprensioni ed accedere a stati di coscienza superiore.

L’anima-mente, come il sognatore, è condizionata dalle esperienze della vita, dalle memorie e dalle emozioni e segue un processo evolutivo o involutivo: quello che viene chiamato il ciclo del samsara o dell’eterno ritorno.

Il protagonista del sogno nel mondo reale è l’ego. L’ego è solo un aggregato di sensazioni e pensieri. Il pensiero, però, non è cosciente e non può cogliere la coscienza perché è priva di oggettività, è trasparente, è pura soggettività. Il pensiero allora immagina e con questa azione crea una struttura fittizia come centro della propria identità: l’ego. Questa entità immaginaria diventa la protagonista dei nostri sogni come della nostra vita!



Vi svegliate tutti i giorni dallo stato di sogno;
Ma per essere liberi, dovete svegliarvi anche
dallo stato di veglia.
Mooji

La coscienza, in verità, non dorme mai. Nello stato di sogno è cosciente della realtà onirica, mentre nello stato di veglia è cosciente della realtà concreta. In ogni caso è sempre cosciente, ma in un caso è identificata con il protagonista del sogno, nell'altro con l'ego.


Chi siamo dunque? L’ego, l’anima-mente, o la coscienza?

“…noi siamo l’intero sogno, il sognatore, siamo tutti i personaggi del sogno, il mondo sognato, la storia, siamo ciò di cui è fatto il sogno e siamo anche prima del sogno la coscienza!”

Noi siamo l’intera vita, l’anima-mente, tutti gli ego, il mondo reale, la storia e siamo anche ciò di cui è fatta la realtà e siamo prima della realtà stessa la coscienza! Siamo tutta la realtà manifestata e contemporaneamente l'immanifesto.

Prima di arrivare a riconoscere di essere il Tutto dobbiamo, però, disidentificarci dal nostro personaggio illusorio: l'ego. Dobbiamo risvegliarci dall'ipnosi dell'identificazione e riconoscere chi siamo veramente: 
Sat-Cit-Ananda, Essere-Coscienza-Beatitudine.

Questo è il Risveglio.