mercoledì 28 settembre 2016

Siamo Presenti Qui ed Ora?

Siamo presenti qui ed ora?

Uno degli insegnamenti che si incontrano nel cammino spirituale è quello della presenza. Al neofita spirituale viene chiesto di essere il più possibile presente qui ed ora.

Ciò che apparentemente ci separa dal qui ed ora, che ci da la sensazione di non essere qui ed ora è l’identificazione con i contenuti della coscienza.

Tutta la nostra attenzione viene posta sugli oggetti della coscienza, per esempio sul pensiero di non essere abbastanza presenti, su un sogno ad occhi aperti, su una sensazione fisica o una percezione del mondo esterno e ci dimentichiamo che per essere coscienti di qualcosa dobbiamo, prima di tutto, essere presenti noi come coscienza.

Anche quando sembra che ci distraiamo, seguendo una fantasticheria della mente, siamo coscienti del pensiero. 

Non possiamo avere un pensiero senza esserne coscienti!

Qualcuno potrebbe obiettare: “si ma mentre ero distratto non ero cosciente delle sensazioni del corpo o delle percezioni del mondo qui ed ora”.

Quando siamo coscienti di una sensazione che accade “Adesso” non siamo coscienti di un’infinità di altre sensazioni e percezioni che accadono tutte “Adesso”. Questo succede perché l’attenzione è seriale e ristretta, ovvero può illuminare solo un oggetto per volta. Possiamo rendercene facilmente conto notando che quando abbiamo un dolore fisico, nel momento in cui la nostra attenzione viene catturata da un altro oggetto, per esempio qualcuno che ci chiama o una fantasticheria, non percepiamo più il dolore.

Se siamo coscienti di un pensiero non possiamo essere coscienti delle sensazioni del corpo e viceversa.

Le sensazioni e le percezioni accadono nel qui ed ora tanto quanto i pensieri.


Credere che essere coscienti delle sensazioni fisiche significhi essere più nel presente rispetto ad essere coscienti dei pensieri è un’illusione! Significa credere che le sensazioni siano più "reali" dei pensieri, mentre sono entrambe oggetti della coscienza.

Pensieri, sensazioni e percezioni accadono tutti nel presente, nella coscienza.

Questo non significa che possiamo continuare a pensare in modo meccanico e compulsivo credendo di essere già risvegliati. Significherebbe credere di potersi saziare leggendo soltanto il menù del ristorante! Infatti, per avvicinarci alla comprensione di ciò che siamo, in alcune tradizioni si usa l’esercizio dell’attenzione divisa chiamata auto-ricordo. In tal modo la coscienza cerca di illuminare da una parte l’oggetto e dall’altra il soggetto.

L'osservatore, in realtà, non può essere trovato perché è sempre un passo indietro, ma questo stratagemma può servire a creare una certa distanza tra il soggetto testimone e l’oggetto osservato, in modo da comprendere che noi non siamo solo i contenuti della mente, le sensazioni del corpo e le percezioni del mondo, ma siamo, prima di tutto, la coscienza.


Noi siamo “Presenza”, siamo “Essere-Coscienza”, "Sat-cit". Possiamo saperlo o ignorarlo, ma lo siamo in ogni caso! Infatti, non si tratta di conoscere qualcosa di nuovo, ma di ricordare e di riconoscere ciò che in profondità siamo e sappiamo da sempre! 

Tra sapere e ignorare c’è una grande differenza!

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lunedì 26 settembre 2016

Yoga dell'Essere

Esiste una Saggezza Perenne,
una Sapienza Universale.
Questa non appartiene ad alcuna razza, tradizione, cultura, dottrina o religione perché è innata nel Cuore di tutti gli Esseri Umani.
Finché cercheremo fuori di noi non troveremo mai Noi Stessi, poiché non è possibile trovare altrove ciò che non si è mai perso e che è presente, proprio Adesso, alla sorgente stessa della nostra attenzione.
Il Risveglio alla propria Vera Natura non dipende da circostanze esterne, pratiche, sacrifici, rituali o preghiere, ma dal Riconoscimento Istantaneo della Presenza Consapevole che è Eternamente presente
Qui ed Ora.

Lo Yoga dell’Essere è un approccio semplice e diretto al riconoscimento della nostra vera natura che è già presente qui ed ora. Per riconoscerla non occorre sottoporsi ad una dura disciplina, ma non bisognerebbe nemmeno continuare a vivere distrattamente con la pretesa di essere già risvegliati. Tra questi due opposti si trova lo Yoga dell’Essere che consiste nel risvegliarsi dai condizionamenti insiti nel dualismo e ritrovare lo stato di consapevolezza dell’unità che è già presente, ma che appare diviso a causa delle credenze mentali duali. Quando si fonde la consapevolezza di sé con l’atto di vedere, sentire, gustare, ecc. si è semplicemente se stessi nel momento presente. A questo punto si è oltre la speranza e la paura e si sperimenta il proprio stato naturale così com’è.

giovedì 22 settembre 2016

Il Tesoro Nascosto

Possiamo andare ovunque alla ricerca di qualcosa che ci appaghi pienamente, alla ricerca di noi stessi, del significato della nostra vita, del risveglio o del mitico tesoro nascosto. Il viaggio può essere avvincente e avventuroso, oppure monotono e noioso, felice oppure triste.

Quando avremo seguito tutte le indicazioni e superato tutti gli ostacoli, scopriremo che ciò che cercavamo si trovava già al punto di partenza del nostro viaggio. Infatti, possiamo trascorrere tutta la vita nel labirinto mentale del mondo, ma l’uscita corrisponde esattamente al punto di entrata!


La caccia al tesoro si può concludere naturalmente dopo un lungo viaggio, oppure realizzando che ciò che stiamo cercando è già Qui e Adesso.

Al centro del labirinto, infatti, troviamo l'ultima indicazione: uno spazio vuoto. Lo stesso vuoto in cui eravamo prima di entrare nel labirinto.

In questo vuoto scopriamo l'unica cosa che è sempre esistita: la coscienza, ciò che siamo veramente.

A questo punto termina una fase della nostra vita, cessa la condizione del “cercatore” e si diventa “trovatori”; si smette di vivere con un obiettivo – ovvero rivolti verso un oggetto – e si inizia a godere e a celebrare la vita come unico soggetto presente.

Non abbiamo più la percezione di essere un “io” separato dalla vita, ma l’“io” e la vita sono un unico movimento, come l’onda e il mare.

Come il mare resta immobile nel suo incessante movimento, allo stesso modo realizziamo che malgrado il viaggio, non ci siamo mai mossi.

Scopriamo che non è mai veramente esistito un “io cercatore” separato dal tutto, ma che tale illusione è stata necessaria per accedere consapevolmente alla coscienza non duale.

Se, in questo momento, non riusciamo a vedere il tesoro è perché è proprio colui che vede; se non riusciamo a sentirlo è perché è colui che sente. Non riusciamo nemmeno a pensarlo perché è prima del pensiero, è pura soggettività consapevole.

Siamo proprio noi… Vita-Coscienza-Amore Impersonale.

lunedì 19 settembre 2016

La Ricerca Spirituale

Molte persone iniziano un cammino “spirituale” perché vogliono raggiungere ciò che hanno letto in un libro che esalta i benefici dell’illuminazione, o lo stato di pace e serenità di un maestro. Quasi tutti iniziano perché vogliono ottenere qualcosa, la pace e la beatitudine, oppure i poteri, la saggezza o la salute.

Tutti vogliono qualcosa, tranne conoscere se stessi. Magari desiderano l’illuminazione, ma solo perché non sanno cos’è, se lo sapessero scapperebbero di corsa!

Un tale inizio è normale, altrimenti pochissimi comincerebbero un lavoro su di se stessi. Di solito molti iniziano perché stanno male, soffrono di ansia, attacchi di panico, depressione o hanno problemi di salute, ecc. Molti di questi sintomi sono un segnale di un inizio di risveglio che però non viene compreso e integrato nella persona.

Pochi sono coloro che sono pronti ad abbandonare ogni intento velleitario per dedicarsi alla conoscenza si sé. Ciò che in realtà tutti cercano senza saperlo!

Lo Yoga dell’Essere è per chi desidera profondamente “Essere” e quindi è disposto a tornare alla sorgente per conoscere chi è veramente. Quando cessa il desiderio di raggiungere un obiettivo o di diventare qualcos’altro, si può scoprire di  Essere già il Tutto. Paradossalmente, siamo già il Tutto e profondamente lo sappiamo, ma a livello conscio lo ignoriamo.

Tale ignoranza è la causa primaria della sofferenza, la quale ci spinge alla ricerca di un modo per far cessare il dolore. Se da un lato tale ricerca mira alla cessazione della sofferenza, dall’altro ne è proprio la causa, infatti da un lato significa presumere di non essere già ciò che cerchiamo, si cerca qualcosa che si crede di non avere, dall’altro la ricerca si svolge nel tempo ed impedisce di realizzare ciò che è già presente fin dall’origine Qui ed Ora.

Spinti dal pungolo della sofferenza non possiamo fare a meno di cercare, ma proprio la ricerca ci impedisce di riconoscere ciò che da sempre è già presente e di trovare la pace della cessazione della sofferenza.

Quindi non solo cerchiamo perché siamo infelici, ma siamo infelici perché cerchiamo.

Si può uscire da questo circolo vizioso ponendosi la domanda: chi è che cerca? Chi sono?

Tale domanda ha il potere dissolvere l'ignoranza e di annullare se stessa. Infatti, quando ci si chiede “chi sono?” se si segue l'indicazione fino all’origine, si viene sbalzati fuori dalla mente duale e si realizza di essere colui che pone la domanda, la domanda e la risposta: il Tutto. A questo punto l’inizio della ricerca coincide con la sua fine.

giovedì 15 settembre 2016

Sapere significa Essere

Sapere significa essere.

Purtroppo noi occidentali abbiamo separato la conoscenza dall’esistenza. Crediamo che la conoscenza sia astratta, mentre l’esistenza sia concreta. Questa è la mentalità duale, che separa tra mente e corpo, spirito e materia.

Quando sai veramente che sei coscienza o possiamo chiamarla energia cosciente, l’Essere, il Tutto ecc. allora lo Sei! Molti però dicono “ho capito, ma non lo sento”. Allora significa che non hanno capito veramente. La comprensione è incompleta, superficiale e debole. E’ come una persona che sa che il fumo o un determinato cibo gli fa male, però prosegue. In realtà non ha capito veramente, altrimenti non continuerebbe!

Quando sai veramente una cosa, allora sei quella cosa. Non vi è separazione tra sapere ed essere.

Ma andiamo oltre.

Quando una persona persiste in un’attività nociva, malgrado sappia essere negativa, cosa significa? In profondità sa benissimo che ciò che sta facendo è dannoso, ma a causa dell’attaccamento per esempio al fumo o al cibo, preferisce trascurare tale conoscenza. Preferisce ignorare. Possiamo dire che l'attaccamento e il desiderio oscurano la conoscenza profonda e la mantengono sotto la soglia della coscienza: inconscia.

Analogamente, a causa dell’attaccamento all’illusorio “io” separato, noi preferiamo ignorare ciò che in profondità sappiamo perfettamente. Noi siamo il Tutto, e siccome lo siamo non possiamo non saperlo, ma preferiamo ignorarlo.

Anche se affermiamo di voler conoscere noi stessi, di volere il risveglio ecc., in realtà non facciamo altro che distogliere lo sguardo da ciò che sappiamo profondamente e quando qualcuno ci indica dove guardare… a questo punto le reazioni sono innumerevoli, dipende dalle strategie di evitamento apprese. C’è chi fugge, chi rinnega, chi attacca, chi chiude gli occhi, chi si imbambola, chi scoppia a piangere, chi entra in depressione, chi aggredisce ecc.

Se non vogliamo sapere ciò che siamo veramente, non possiamo essere pienamente ciò che siamo!

E' importante riconoscere che anche se crediamo di voler conoscere noi stessi, in realtà non lo volgiamo totalmente. Dobbiamo smascherare questo auto-sabotaggio per accedere alla piena conoscenza di ciò che siamo.  

martedì 13 settembre 2016

C'è chi accumula...


C’è chi accumula soldi, proprietà e oggetti, chi accumula ricordi, esperienze e conoscenze e chi accumula emozioni, sentimenti, ed affetti. I primi accumulano oggetti materiali, i secondi oggetti mentali e gli altri oggetti emotivi. Poi ci sono coloro che disillusi dagli oggetti e dalle esperienze mondane, si dedicano alla “ricerca spirituale” ed iniziano ad accumulare insegnamenti, dottrine, filosofie, ore e ore di meditazione, pratiche ed esperienze mistiche (quando sono fortunati!). Ma se sono veramente fortunati un giorno riconosceranno che anche tutte queste esperienze sono impermanenti, che hanno un inizio ed una fine e non soddisfano mai pienamente. Infatti, continuano a cercare nella speranza di raggiungere un giorno l’esperienza finale che dovrebbe condurli…

Fondamentalmente si accumula per tentare di colmare il senso di separazione e il vuoto interiore e la sofferenza che si vengono a creare. All’interno del Grande Sogno chiamato Maya tutto è impermanente. Infatti, nulla all’interno di Maya potrà spegnere il senso di mancanza, la sofferenza e colmare il vuoto interiore, semplicemente perché sono la conseguenza di un’illusione! Solo il riconoscimento della propria Vera Natura che non va e non viene può dissolvere l’illusione dell’io separato.