giovedì 23 febbraio 2017

La Pratica del Sorriso Interiore

Nella tradizione dello yoga taoista, le emozioni positive e negative sono associate agli organi interni. Si dice, infatti, che noi sentiamo e pensiamo con gli organi. 

Una delle chiavi per una buona salute è quello di diventare consapevoli delle energie emotive che risiedono negli organi, e di trasformare le energie emotive negative in virtù positive.

I taoisti credono che siamo tutti nati con le virtù di amore, dolcezza, gentilezza, rispetto, onestà, correttezza, giustizia, e coraggio.


Purtroppo, crescendo incontriamo nella nostra vita quotidiana situazioni che favoriscono emozioni negative come la paura, la rabbia, la crudeltà, l'impazienza, la preoccupazione, la tristezza, il dolore ecc. Le emozioni negative hanno effetti deleteri sugli organi interni e le ghiandole, drenando la nostra forza vitale e minando la nostra salute.


Nelle pratiche taoiste si impara a riconoscere le emozioni dai loro effetti sul corpo, e a trasformare le emozioni negative in energia positiva, o Chi.

Uno degli esercizi più importanti a tale scopo è la pratica del Sorriso Interiore.


La meditazione del sorriso non deve essere sottovalutata perché, malgrado la sua apparente semplicità, possiede un notevole potere trasformativo. E' una vera e propria pratica di alchimia interiore che può riportare in equilibrio le energie interne e ripristinare la salute del corpo.

Praticare la meditazione del Sorriso Interiore significa prendersi la responsabilità della propria vita e della propria salute. 

Buona pratica a tutti!

giovedì 16 febbraio 2017

Chi ... Bleep ... Siamo?


La realtà materiale non è solida...
La presunta solidità è soltanto resistenza energetica
che noi decodifichiamo come resistenza materiale.



Credere nella materialità del corpo è alla base della grande menzogna messa in atto dal sistema di controllo ...

Il condizionamento nasce fin da subito ... e raggiunge il suo culmine tra i 2 e i 6 anni. In seguito, il processo di ingabbiamento procede grazie alla scuola, all'università ai mass media a pressioni varie originate dal pensiero comune in una sorta di successive stratificazioni di autoidentità  e di percezioni programmate.

La maggioranza degli uomini si identifica con un un sistema operativo un modello mentale che al pari di un computer risponde ad una serie di software ripetitivi ed automatici che crede reali. 


Il nostro corpo è un centro di attenzione all'interno della nostra pura consapevolezza.


Vi rimando alla lettura dell'articolo:
Chi Sono?



giovedì 9 febbraio 2017

L'Inizio e la Fine della Ricerca Spirituale


Qual è il motore della tua ricerca?
Qual è la forza che ti ha spinto a iniziare il tuo percorso?
Qual è la tua insoddisfazione?

Per alcuni è un problema o una malattia fisica, per altri un disagio o una disarmonia mentale. Certe persone sentono un senso di mancanza, mentre altre hanno l'impressione che ci sia qualcosa di sbagliato nel mondo. 

Alcuni, invece, cercano direttamente la Verità, perché sono posseduti dall'ardente domanda: Chi sono?


Questo è l'inizio del cammino di ricerca spirituale.


In ogni caso, questo senso di insoddisfazione è comune in tutte le persone, ma solo alcune lo ascoltano. Più il senso di insoddisfazione è forte, intenso e pressante, più è difficile evitarlo, nasconderlo o trascurarlo. E' per questo motivo che la sofferenza può essere interpretata come una benedizione, perché rappresenta il punto di svolta per il cambiamento.

Secondo la Kabbalah, 
quando l’Anima tocca il fondo 
può darsi la spinta per raggiungere un livello più alto. 
Le cadute della nostra vita sono prodotte dal nostro Io Superiore. 
Non sono un prodotto dell’ego. 
In realtà, l’ego è terrorizzato dall’idea di una caduta, 
perché è in questa fase che noi troviamo Dio. 
Dr. Wayne Dyer

E' di fondamentale importanza contattare la nostra insoddisfazione, perché è la forza che ci spinge a continuare la ricerca fino a quando essa collasserà nella risposta: il Risveglio. 

Tu sei ciò che cerchi! La tua Vera Natura è la risposta ed è già presente qui ed ora, ma non la conosci, perché non sai chi sei.

Qual è questa Verità che non conosci?
Chi Sei Veramente?

La "tua" mente crede di essere un individuo singolo, con determinate caratteristiche e separato dal mondo e dagli altri.

La Verità è che tu non esisti in quanto individuo separato, perché Tu Sei l'Essere, la Coscienza che conosce sia la mente con le sue credenze ed opinioni, sia il corpo  costituito dalle sensazioni, sia il mondo fatto di percezioni.

Qualunque sia la tua domanda, la tua insoddisfazione o la tua inquietudine dipende dal fatto che credi di essere un individuo separato dal Tutto. Questo senso di separazione ti fa sentire limitato, mancante, fragile, imperfetto e mortale.

Inizi così un cammino di ricerca per colmare questo senso di mancanza e di incompletezza. In un primo momento cerchi all'esterno, nel mondo, nel possesso di oggetti materiali, persone, affetti ecc. Poi inizi a cercare nella mente in ideologie, filosofie, teorie scientifiche, religioni, credenze ecc. Infine, l'unico luogo in cui non hai ancora guardato è dentro di te. Non ti resta che intraprendere una ricerca spirituale interiore, di autoindagine, di conoscenza di te stesso.

In questo viaggio interiore è utile avere una guida per non smarrirsi o perdere tempo inutilmente (vedi articolo Il Viaggio alla Realizzazione dell'Essere).  

La risposta si trova nella conoscenza diretta e
 non mediata della propria Vera Natura.

La ricerca è un avvenimento impersonale...
inizia con un individuo convinto di cercare Dio e termina con l'annientamento dell'individuo stesso, il quale riconosce che esiste solo l'Energia Divina, la Coscienza, Dio.
Sandra Herber Percy

Ora conosci la Verità, ma la tua conoscenza è solo mentale, superficiale ed indiretta.


Si può dire di sapere veramente solo
 quando si diventa ciò che si conosce. 

Vedi articolo:





giovedì 2 febbraio 2017

Cos'è lo Yoga? (Seconda Parte)

Lo yoga è una disciplina antichissima. 
Le prime allusioni allo yoga si riscontrano in alcuni reperti trovati nella valle dell’Indo risalenti a circa 3000-4000 anni a.C., ma l’origine dello yoga è sicuramente precedente, è antica quanto l’uomo.

Inizialmente era un’attività più vicina allo sciamanesimo, veniva praticato nei boschi e nelle grotte ed era presente un forte contatto con la natura.

I primi riferimenti scritti sullo yoga risalgono alle Upanishad databili intorno al VI sec. a.C.. Le Upanishad antiche, come la Taittiriya e la Katha Upanishad definiscono lo yoga come un “saldo controllo dei sensi”.

Il fine dello yoga viene sintetizzato mirabilmente nella Bhagavad Gita VI, 20 - 23 dove viene definito come:

Quello stato in cui le funzioni mentali s’arrestano
grazie alla pratica della disciplina interiore,
quello in cui egli, con il Sé contemplando il Sé,
solo nel Sé si appaga;
quello stato nel quale egli conosce
la felicità infinita che trascende i sensi
e si può cogliere solo con l’intelletto,
dimorando nel quale più non s’allontana dalla realtà;
quello stato, conquistato il quale egli non pensa
che possa esistere altra conquista più grande
e dimorando nel quale non ne è distolto
neppure da un grave dolore:
sappia che quello stato si chiama yoga
ed è lo scioglimento dell’unione con la sofferenza;
questo yoga dev’essere praticato con ferma decisione
e con animo imperturbabile.

Lo yoga, quindi, ha come mezzo la disciplina interiore, come fine la cessazione dell'illusione della separazione e la comprensione intuitiva di essere uno con il Sé, l’Essere e come conseguenza la liberazione dalle catene della sofferenza.

Qualsiasi yoga che non si prefigga tale scopo è semplicemente una fase preparatoria oppure non è yoga.

La Maitry Upanishad illustra uno yoga composto da sei “membra”, mentre gli Yoga Sutra di Patanjali, che vengono riconosciuti come la prima sistematizzazione delle pratiche dello yoga, ne enumerano otto. Questi sono yama e niyama, corrispondenti ai precetti positivi e negativi; asana, le posture fisiche, pranayama, le pratiche di respirazione, pratyahara, la ritrazione dei sensi, dharana, la concentrazione, dhyana, meditazione e samadhi, contemplazione e perfetto raccoglimento.

I primi quattro stadi dello yoga: yama, nyama, asana e pranayama sono propedeutici ai successivi quattro stadi: pratyahara, dharana, dhyana e samadhi.

Al giorno d’oggi, l’industria occidentale del fitness e benessere, un business da 10 miliardi di euro, ha estrapolato la fase delle posture fisiche dello yoga, le asana, per asservirla ai propri scopi. Lo yoga è diventato così una semplice disciplina fisica, una ginnastica alla stregua delle altre, una moda, un hobby o un mezzo per esibirsi in posture e acrobazie perdendo in tal modo il suo senso originale.

Lo yoga non è finalizzato a rassodare i glutei, snellire i giro vita, rendere il corpo più flessibile o longevo.

Il culto dell’estetica, della salute e della bellezza ha sostituito il processo di conoscenza del Sé e di risveglio, di comprensione e realizzazione della propria vera natura.

Ciò non significa che la fase preparatoria dei precetti, delle posture e delle pratiche di respirazione non siano utili ed anche necessari fino ad un certo punto. Infatti, sono spesso fondamentali per sciogliere le tensioni fisiche e mentali, aiutare a sbloccare i meridiani energetici e i centri sottili, calmare la mente e stabilizzare il corpo ecc..

In altre parole costituiscono il processo di purificazione necessario per poter soggiogare la mente. Infatti, sempre nella Bagavad Gita VI, 33 – 35 Arjuna afferma:

Questo yoga che tu hai descritto
come equanimità, o distruttore di Madhu,
non vedo come possa sussistere durevolmente,
a causa dell’irrequietezza della mente.
Volubile infatti è la mente, o Krishna,
aggressiva, impetuosa, tenace:
considero assai difficile tenerla a freno,
come frenare il vento.
Krishna risponde
Senza dubbio, o eroe dalle grandi braccia,
è difficile tenere a freno la mobile mente;
ma con una pratica assidua e costante, o figlio di Kunti,
e col distacco ascetico, la si può soggiogare.

E’ molto difficile raggiungere l’arresto delle modificazioni mentali, la sospensione del dialogo interiore e la concentrazione sul Sé, ma come dice Krishna si può conseguire con una pratica assidua e costante e con il distacco, disidentificandosi dai condizionamenti.

Purtroppo, la maggior parte dei praticanti di yoga si fermano alla fase di purificazione preparatoria e non si spingono mai oltre. Molti non sanno nemmeno che esiste una fase successiva, credono che lo yoga sia esclusivamente una ginnastica o una pratica energetica e non sanno che le posture fisiche sono solo un ottavo della disciplina dello yoga.


Per questo motivo è importante introdurre fin dall’inizio sia le pratiche fisiche-energetiche, sia le pratiche meditative in modo da avere uno sviluppo integrale dell’essere umano.

Lo Yoga dell’Essere è una via semplice, diretta ed integrale. Lavora da una lato sugli aspetti psicofisici ed energetici per bilanciare il corpo, armonizzare le energie e quietare la mente. Dall’altro mira a risvegliare la coscienza dall’ipnosi dell’identificazione con i condizionamenti relativi al corpo-mente; inoltre, apre all’indagine interiore sulla nostra vera natura.

Realizzare chi siamo significa manifestarlo. La vera conoscenza, infatti, non è semplicemente teorica, ma ha un impatto concreto in tutti gli aspetti dell’Essere: mente, corpo e mondo.

Lo yoga è una disciplina assolutamente pratica e consiste nel dimorare consapevolmente e costantemente nel Sé e sperimentare la realtà non-duale ovunque:

Con l’animo raccolto grazie alla disciplina interiore
Egli vede il proprio Sé dimorare in tutti gli esseri
E tutti gli esseri nel proprio Sé:
egli vede ovunque la stessa cosa.

Bhagavad Gita VI, 29