martedì 7 novembre 2017

Voi Non Siete La Vostra Mente

Probabilmente tutti avete incontrato per la strada persone «matte» che parlano o brontolano incessantemente fra sé e sé. Be’, non è molto diverso da ciò che fate voi persone «normali», con la differenza che voi non lo fate ad alta voce. 

Questa voce commenta, opera congetture, giudica, confronta, si lamenta, esprime preferenze e avversioni, eccetera. La voce non è necessariamente pertinente alla situazione in cui vi trovate in quel momento; può rivivere il passato prossimo o remoto oppure preparare o immaginare possibili situazioni future. Qui spesso immagina cose che vanno storte o esiti negativi: è quella che chiamiamo «preoccupazione». Talvolta questa colonna sonora è accompagnata da immagini visive o «filmati mentali». Anche se la voce è pertinente alla situazione contingente, la interpreterà nei termini del passato. Questo perché la voce appartiene alla vostra mente condizionata, che è il risultato di tutta la vostra storia passata oltre che della mentalità culturale collettiva che abbiamo ereditato. Pertanto voi vedete e giudicate il presente con gli occhi del passato e ne ricavate una visione totalmente distorta. Non è insolito che la voce sia il nostro peggior nemico. Molte persone vivono con un torturatore nella testa che le attacca continuamente e le punisce sottraendo loro energia vitale. È la causa di innumerevoli sofferenze e infelicità, nonché di malattie.

La buona notizia è che potete davvero liberarvi dalla mente. È questa l’unica vera liberazione. Potete cominciare subito, ascoltando la voce nella vostra testa quanto più spesso possibile. Prestate particolare attenzione a eventuali schemi di pensiero ripetitivi, quei vecchi dischi di grammofono che ci suonano in testa forse da molti anni È questo che intendo per «osservare colui che pensa», il che è un altro modo per dire: ascoltate la voce nella testa, siate lì come presenza testimone.


Quando ascoltate questa voce, ascoltatela in maniera imparziale. Vale a dire, non date giudizi. Non giudicate o condannate ciò che sentite, perché questo vorrebbe dire che la stessa voce è rientrata dalla porta di servizio. Ve ne renderete conto presto: la voce è lì e voi siete qui ad ascoltarla, a osservarla. Questa realizzazione dell’«io sono», questo senso della propria presenza non è un pensiero, nasce al di là della mente.

Eckhart Tolle


martedì 24 ottobre 2017

Perché Non Mi Risveglio?

A. Sono anni che cerco e pratico, perché non mi risveglio?

M. Semplicemente perché non vuoi veramente risvegliarti.

A. Eppure io voglio risvegliarmi!

M. Prima di tutto devi comprendere che tu non hai un vero “Io”, ovvero un centro di gravità permanente e quindi non puoi avere una tua propria volontà. Può dire “Io” solo chi si è unificato, integrato e individualizzato. Il tuo “io”, la tua personalità, è un agglomerato di “io” diversi, un insieme di aggregati psichici, che sono spesso in contrasto ed in conflitto tra di loro. Ne consegue che è soltanto uno dei tuoi “io” che desidera il risveglio, mentre tutti gli altri preferiscono andare in altre direzioni o mantenere lo stato attuale.

A. Cosa devo fare allora?

M. Perché desideri il risveglio?

A. Perché voglio stare bene! Voglio sentirmi meglio di come mi sento ora.

M. Ti ho già detto che tu non hai un vero “Io” e quindi non puoi avere una “Tua” volontà. Puoi solo avere desideri egoici.

A. Va bene allora… Desidero stare meglio!

M. Se desideri stare bene, significa che tu ora non stai bene: stai soffrendo. La sofferenza è il sintomo che ti sei identificato con un “io” che si sente separato dal Tutto. Questo “io” è illusorio ed irreale perché è una mera credenza, ma il fatto che tu creda di essere questo “io” separato ti fa sentire mancante, piccolo ed indifeso.

Soffri a causa dell’identificazione con un illusorio “io” separato e cerchi qualcosa che ti faccia sentire meglio.

A. Quindi?

M. La tua ricerca di appagamento e felicità viene pervertita dai meccanismi e dalle identificazioni mentali: da tutti i tuoi “io” frammentati. Cerchi infatti di far cessare il senso di mancanza immergendoti nelle esperienze sensuali. Oppure, cerchi nel mondo mentale, in conoscenze, filosofie, religioni e culture.
La tua ricerca di felicità non sarà mai soddisfatta dai piaceri del mondo, perché sono impermanenti ed il tuo desiderio troverà soltanto una pace momentanea lasciando in fondo quell’amaro in bocca che ti ricorda di non aver trovato ancora la pace della completezza.

A. E allora?

M. Per far cessare la ricerca della felicità devi riconoscere che tu non sei quell’io separato che si sente mancante, piccolo e sofferente. Devi scoprire chi sei veramente.


A. E  come faccio?

M. Devi scoprire chi si nasconde dietro la tua sofferenza. Inizia a fare silenzio dentro di te. Con la giusta consapevolezza potrai vedere con chiarezza e con sufficiente energia riuscirai nell’intento.

A. Ci provo, ma non riesco! La mente continua a divagare e a trasportarmi altrove.

M. Per raggiungere il silenzio interiore devi provare e riprovare, ma devi avere una grande forza!

A. Dove trovo una tale forza?

M. Quanto desideri risvegliarti? Quando desideri il risveglio più di qualsiasi altra cosa, più della tua stessa vita allora hai la forza necessaria.
La forza è proporzionale al tuo desiderio e il tuo desiderio è proporzionale alla tua sofferenza. Più provi dolore, più desidererai stare bene e più forza sprigionerai!


Quella sofferenza fondamentale che ti spinge a cercare l’appagamento e la felicità è il segnale che sei imprigionato nell’illusione della separazione, ma se ignori o interrompi quel segnale con dei surrogati di piacere che appagano solo momentaneamente i tuoi piccoli “io”, non potrà accumularsi la forza sufficiente per vincere l’illusione del sé separato e vedere che cosa si cela dietro il dolore.


Quando inizi a portare l’attenzione a questa forza interiore che cerca la completezza, la felicità e la libertà, quando senti questa forza che è mancanza e sofferenza, allora puoi modificare la tua ricerca. Invece di cercare un appagamento effimero che spegne solo temporaneamente la sofferenza lasciandoti depotenziato, puoi accettare ed accogliere la forza della sofferenza e dirigere la tua ricerca verso il vero Essere, te stesso, attraverso il silenzio interiore.


A. Quando la sofferenza è molto grande si può arrivare anche al suicidio!

M. E’ possibile, ma è solo una via di fuga. Di fronte alla sofferenza non devi fuggire. Se hai il coraggio di abbracciare il tuo dolore e di immergerti consapevolmente in esso, ti rivelerà il suo segreto, vedrai oltre l’illusione e sarai finalmente libero! 


domenica 8 ottobre 2017

La Meditazione come Via (Terza Parte)

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La Meditazione come via (Seconda Parte)


Tutti noi siamo accomunati da un bisogno fondamentale: la felicità. Tutti noi cerchiamo la felicità, che non è altro che un bisogno di appagamento, di completezza, di totalità e di integrità.

Questo bisogno nasce dal sentirsi mancanti, limitati, piccoli, indifesi e separati dal mondo che percepiamo come esterno a noi e potenzialmente pericoloso.

Questa sensazione di separazione è alla base del nostro senso di mancanza. Sentiamo che ci manca qualcosa e, così, iniziamo a cercare un modo per spegnere questa sensazione spiacevole.

Poiché la coscienza è identificata con il corpo-mente, iniziamo a cercare di colmare la sensazione di mancanza attraverso i sensi fisici: il gusto, il tatto, la vista, l’olfatto e l’udito. Cercheremo quindi far cessare il senso di mancanza immergendoci nelle esperienze sensuali. Oppure, cercheremo nel mondo mentale, in conoscenze, filosofie, religioni e culture.

La ricerca interiore di completezza viene in tal modo pervertita dai meccanismi e dalle identificazioni mentali. Infatti, la vita ci dice chiaramente che questa nostra ricerca di felicità non sarà mai soddisfatta dai piaceri del mondo, perché sono impermanenti ed il nostro desiderio troverà soltanto una pace momentanea lasciando in fondo quell’amaro in bocca che ci ricorda ancora di non aver trovato la pace della  completezza.

Sapendo che non troverà mai la felicità e la pace che profondamente desidera, la maggioranza delle persone si lancia in una continua ricerca di piaceri momentanei, collezionando una serie di esperienze che gli dia l’impressione di colmare il senso di mancanza. Altri, invece, si lasciano sprofondare nel cinismo asfissiante di una vita priva di scopi e piaceri.

In entrambe i casi l’ego fa da padrone!

Una via d’uscita esiste ed è proprio all’origine del problema.

Tutta la nostra ricerca di felicità, appagamento, ricchezza, potere, piaceri ecc. nasce dal sentirci un essere limitato e separato: un essere mancante.

Per portare la pace, la felicità e l’armonia in noi non possiamo usare la violenza. Come sappiamo la guerra genera guerre e così non finiremo mai. Dobbiamo mettere in atto un processo di integrazione consapevole e amorevole.

La chiave per integrare questa conoscenza è sempre il silenzio interiore: la presenza, ovvero la meditazione. Non una meditazione ascetica e trascendentale, ma una meditazione attiva nel qui ed ora, nella vita di tutti i giorni.

Per portare armonia dentro di noi dobbiamo espandere il silenzio interiore in tutte le attività della nostra giornata. Per far questo ci vuole indubbiamente una grande forza! Quando chiesero a Mère dove trovare una tale forza, lei rispose: dentro di te.

La forza è quindi dentro di noi… Ma dove?

La forza è proprio in quella sofferenza esistenziale fondamentale che la mente cerca di spegnere continuamente con appagamenti futili, superficiali ed effimeri.

Dobbiamo quindi andare ad indagare questa sensazione.

Invece di cercare immediatamente di spegnere il senso di mancanza, stiamo con questo sentire.

Quella sofferenza fondamentale, quel senso di mancanza che ci spinge a cercare l’appagamento e la felicità è il segnale che noi siamo imprigionati nell’illusione della separazione. Se interrompiamo quel segnale non potremo mai scoprire cosa vuole veramente indicarci!

La sofferenza è il segnale che in noi non c'è armonia, perché ci siamo persi nell'illusione della separazione.

Quando iniziamo a portare l’attenzione a questa forza interiore che cerca la completezza e la libertà possiamo modificare la nostra ricerca. Invece di cercare una felicità effimera e temporanea nel mondo esterno, possiamo dirigere la nostra ricerca verso l’essere che noi siamo attraverso il silenzio interiore.

Chi sente la mancanza? IO!? Chi sono Io?

Questa domanda, grazie al potere del silenzio interiore, ci permette di immergerci nel Vuoto.


Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti,
perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. 
Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto,
perché è il regno della Via autentica.
Huang-po

Tutte le volte che sopraggiunge il senso di mancanza, l'ansia, la paura, la tristezza o qualsiasi altro segnale riusciremo a portare e riportare la nostra attenzione continuamente alla presenza, all’essere. In ogni momento e ovunque abbiamo la possibilità di ricordarci di noi stessi, di fare silenzio dentro di noi, di entrare nel vuoto e di riportarci alla consapevolezza di chi siamo veramente.

Tutto è Dharma.
Quando fate i mestieri, cercate di essere attenti;
se dovete svuotare una sputacchiera o pulire una latrina
non sentitevi come se steste facendo un favore a qualcun altro.
C'è il Dharma nello svuotamento delle sputacchiere.
Non pensate di praticare 
solo quando state seduti a gambe incrociate.
Alcuni di voi si lamentano che il tempo non basta per meditare.
Il tempo basta per respirare?
Questa sia la vostra meditazione:
Consapevolezza e naturalezza in tutto ciò che fate.

Ajahn Chah

Attraverso la meditazione continuata si realizza il processo di liberazione ed integrazione e, passo dopo passo, la nostra coscienza si sposta - lentamente, ma inesorabilmente - dalla mente di superficie al nucleo centrale: l'Essere.

mercoledì 27 settembre 2017

La Meditazione come Via (Seconda Parte)

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Nelle tradizioni spirituali si sono sviluppate numerose tecniche per facilitare il processo della meditazione. Nello yoga classico di Patanjali, per esempio, lo yoga è suddiviso in otto parti. Le prime quattro sono preparatorie e purificatorie e sono: i precetti su cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare, le posture e le pratiche di respirazione. Le altre quattro sono le pratiche meditative: la ritrazione dei sensi, la concentrazione, la meditazione e la contemplazione o l’enstasi.

Ci sono numerosissime pratiche di meditazione: concentrarsi sul respiro o su un punto del corpo, fissare la fiamma della candela, ascoltare o ripetere un mantra, visualizzare, pregare, invocare ecc.


Queste sono pratiche antiche, adatte ad una tipologia umana diversa, con una struttura psichica più semplice. Inoltre, la percezione del tempo era molto più lenta, perché la vita era scandita dai ritmi della natura e l’uomo era in sintonia ed armonia con essa.

Queste pratiche necessitano anche la presenza di un maestro illuminato che percepisca il fluire energetico del discepolo in quanto possono squilibrare ulteriormente il precario flusso energetico dell'uomo ordinario.

Al giorno d'oggi queste tecniche sono difficilmente attuabili perché l'essere umano è talmente disconnesso dal proprio Vero Essere e così proiettato fuori di Sé che non ha più il tempo e la voglia di dedicarcisi. Inoltre, sono molto rari i veri maestri che possono sorvegliare il processo del discepolo.

Questo non significa che non si possono utilizzare queste tecniche. E’ certamente possibile ed utile praticarle, ma non in modo estremamente intensivo.

Infatti, praticare lo yoga o alcune forme di pranayama per alcuni minuti può essere molto utile per rilasciare le tensioni e diminuire lo stress, migliorare le condizioni fisiche e calmare la mente, accedere a stati alterati di coscienza ed espandere le proprie percezioni, purificare il corpo fisico e i corpi energetici, ma questo non ha nulla a che vedere con le pratiche intensive di yoga utilizzate centinaia e migliaia di anni fa per conseguire il risveglio spirituale. Queste pratiche intensive richiedono, infatti, numerose ore di pratica giornaliera.

Per esempio alcuni anni fa si era diffusa in occidente la notizia che il kundalini yoga fosse pericoloso. Se una persona totalmente impreparata e senza alcuna guida decidesse di praticare 8 ore di kundalini yoga potrebbe avere dei grossi problemi. Il suo sistema psicofisico, infatti, non sarebbe preparato a sopportare il potenziamento del flusso energetico. 

Tuttavia, una pratica di un'ora o due al giorno, seguita da un insegnante qualificato può essere, invece, un grande strumento di crescita ed di automiglioramento.

Queste pratiche richiedono però molto tempo, costanza, dedizione ed una forte volontà.

Condizioni che l'uomo contemporaneo difficilmente possiede. Le solite giustificazioni addotte dalle persone sono infatti: non ho tempo e ho troppi impegni per dedicarmi alle pratiche spirituali.

Allora siamo destinati a vivere preda dei nostri meccanismi automatici, persi nelle fantasticherie della mente sempre immersi in un tempo virtuale ed in uno spazio immaginario?

Oppure è possibile un nuovo yoga? Uno yoga per i nostri tempi moderni e per le nostre necessità e i nostri stili di vita? Uno yoga universale che non dipenda da nessuna tradizione o cultura, religione o filosofia. Uno yoga idoneo all’uomo contemporaneo.

Un tale yoga non può certamente richiedere di isolarsi dal mondo o di dedicarsi a estenuanti e complesse pratiche ascetiche. Deve essere uno yoga che si possa praticare dovunque: a casa e in famiglia, al lavoro, in ufficio, con gli amici ed in vacanza. Queste, infatti, sono le nostre attività principali!


La pratica spirituale non è solo sedere e meditare.
La pratica consiste nel guardare, pensare, toccare, 
bere, mangiare e parlare.
Ogni azione, ogni respiro e ogni passo può essere la pratica e può aiutarci a diventare di più noi stessi.
Tich Nat Han

Quando nella prima parte vi ho chiesto: siete presenti qui ed ora? Cosa avete fatto? Niente, giusto?

Essere presenti nel qui ed ora è lo stato di presenza e significa essere nel silenzio ed aperti all’ascolto: questo è meditare.

Per essere nel qui ed ora non abbiamo bisogno di fare nulla di particolare. Non dobbiamo metterci in determinate posture o praticare complicati esercizi di respirazione, non dobbiamo visualizzare ad occhi chiusi o recitare mantra. Tutte attività che richiedono tempi e luoghi appropriati.

Essere presenti nel presente, invece, è possibile farlo ovunque: a casa, al lavoro e in vacanza.

Quando vi ho chiesto: siete presenti qui ed ora? Siete immediatamente venuti nella presenza. Qualcuno potrà obiettare che questa presenza dura solo qualche istante e che poi ci perdiamo nuovamente nella giungla dei pensieri e delle proiezioni mentali.

E’ vero. Dopo aver fatto qualche sporadica esperienza di presenza consapevole nel qui ed ora dobbiamo iniziare a estendere sempre di più tale stato. Per ottenere questo risultato dobbiamo aprirci al nostro vero essere affinché sia la forza della coscienza a fare il lavoro.

Questo significa che dobbiamo trovare il nostro centro, il nucleo fondamentale, ciò che siamo veramente.

Continua ...



venerdì 8 settembre 2017

Incontri di Yoga dell'Essere


In questi primi tre incontri lavoreremo sul Risveglio dal sonno dell'identificazione con la macchina psicofisica, sul Riconoscimento della propria Vera Natura e sul Ricordo di Sé.

Il primo passo verso la realizzazione dell'Essere consiste nell'interrompere l’identificazione con la struttura corpo-mente. Tutti credono di essere il proprio corpo e la propria mente: la struttura fisica da un lato e i pensieri, credenze, opinioni, convinzioni ecc. dall’altro.

Questa identificazione è una vera e propria illusione creata da un’ipnosi collettiva che avviene nell’infanzia e che costringe ogni bambino a separarsi apparentemente dall’Essere tutt’uno con la Vita e ad autolimitarsi identificandosi solo con alcuni oggetti della sua esperienza: le sensazioni fisiche chiamate “corpo” e i pensieri chiamati “mente”.

Il riconoscimento della propria Vera Natura come Essere, Coscienza e Pace è il sostrato che pervade tutta l’esistenza. Riconosciamo che noi siamo il Tutto da cui non ci siamo mai veramente separati e che siamo al di là dello spazio-tempo, siamo Eterni ed Infiniti. La separazione è solo un’illusione.

Infine, è necessario ricordarsi costantemente di Sé. L’autoricordo risveglia letteralmente la macchina psicofisica permeandola di consapevolezza e, col tempo, permette di arrivare ad identificarci pienamente con il Tutto e manifestarci per ciò che siamo veramente: L’Essere.

Questi incontri sono  fondamentalmente pratici, infatti anche i dialoghi e le conversazioni rappresentano una modalità per comprendere e sperimentare la nostra natura essenziale.

Praticheremo sequenze di Kundalini Yoga, Tao Yoga, Qi Gong, Meditazioni Guidate e Silenziose, Esercizi di Presenza e Pratiche di Consapevolezza.

Andremo a bilanciare le energie interne, armonizzare e quietare la mente. 

Infine, porteremo le conoscenze acquisite nella realtà quotidiana, perché sapere chi siamo significa esserlo e quindi manifestarlo. La vera conoscenza non è semplicemente un sapere teorico, essa ha un impatto concreto in tutti gli aspetti dell’Essere: mente, corpo e mondo.

E' possibile partecipare anche a singole giornate.


Per informazioni e iscrizioni
Massimiliano 3395422290


sabato 2 settembre 2017

La Meditazione come Via (prima parte)

Se vi chiedo: siete presenti qui ed ora? Tutti voi risponderete "si" ... 
Siamo d’accordo?

Cosa abbiamo fatto per essere presenti qui ed ora? Abbiamo fatto qualcosa? No, non abbiamo fatto nulla.

Quando vi ho posto la domanda voi vi siete fermati un attimo, vi siete osservati e poi avete risposto "si".

In realtà abbiamo fatto qualcosa: abbiamo smesso di fare altro, siamo entrati nel non fare e ci siamo accorti di essere. Quello che si è creato è un momento di silenzio nel quale ci siamo osservati, sentiti, ascoltati e poi abbiamo risposto.

Anche prima di ascoltare la domanda e di rispondere "si", noi eravamo, ma non sapevamo di esserci. Eccoci arrivati ad una prima importante comprensione: è possibile essere senza sapere di esserci e questa è la nostra condizione abituale. Viviamo senza sapere di essere: non siamo consapevoli di noi stessi, non sappiamo nemmeno chi o cosa siamo, ma crediamo di saperlo!

Allora possiamo chiederci: cos’è che facciamo di solito che ci impedisce di sapere di esserci?

Se ci osserviamo qualche istante noteremo che la nostra attenzione è normalmente catturata dagli stati mentali che ci spostano in un tempo psicologico virtuale ed in uno spazio psicologico virtuale. Di solito viviamo in uno stato di distrazione.

Rimuginiamo sovente sul passato, pensando a esperienze o ricordi, attaccamenti o rimpianti e ci spostiamo virtualmente nel passato. Allo stesso modo quando pensiamo al futuro con aspettative o desideri, paure o inquietudini ci spostiamo in un futuro virtuale.

Quando ci spostiamo nel tempo psicologico non siamo più nel presente e non sappiamo di esserci.

Esiste anche lo spazio psicologico. Quando per esempio fantastichiamo di essere altrove e ci perdiamo in sogni ad occhi aperti o quando affrontiamo la realtà attraverso i meccanismi automatici di comportamento appresi, stiamo reagendo alla situazione meccanicamente e non siamo veramente qui.

Questa è un’altra comprensione importante: Quando non sappiamo di esserci, non siamo nel qui ed ora, ma ci siamo spostati in un tempo o in uno spazio psicologici virtuali.

Essere in un tempo o in uno spazio psicologico virtuale significa essere in una realtà mentale che non esiste realmente ma solo virtualmente.

Inoltre, quando siamo in questa realtà mentale significa che non siamo nel silenzio interiore, perché stiamo intrattenendo un dialogo con noi stessi.

Eppure quando vi ho chiesto all’inizio: siete presenti qui ed ora? Tutti noi abbiamo concordato nel rispondere "si". Anche se un secondo prima eravamo persi nei nostri pensieri o in fantasticherie è bastato porsi questa domanda per venire immediatamente qui ed ora!

La meditazione è proprio essere nel qui ed ora, vivere il qui ed ora. Ma, come abbiamo scoperto, per essere nel presente dobbiamo essere uno stato di silenzio interiore.

Arriviamo quindi ad un’altra scoperta importante: per essere nel qui ed ora, per vivere veramente il presente, per esserci dobbiamo essere in uno stato di silenzio interiore. Se non siamo in silenzio interiormente non siamo veramente qui ed ora e non "siamo" veramente! Siamo totalmente identificati con i pensieri, siamo meccanici e addormentati.

Senza silenzio interiore non solo non può esserci meditazione, ma non può esserci nemmeno consapevolezza e senza consapevolezza c'è solo uno stato di oblio incosciente, una vita meccanica ed un destino ineluttabile.

Quando non siamo consapevoli noi non ci siamo veramente! C'è solo un personaggio, un burattino manovrato dai fili dei condizionamenti genetici ed ambientali, fisici e mentali. In questo caso possiamo dire che la consapevolezza è stata spodestata dalla personalità di facciata e resa succube ed impotente.

La meditazione è una Via di Risveglio e Liberazione ed il primo passo nel cammino della meditazione è raggiungere il silenzio interiore, ovvero sospendere quel dialogo interiore che intratteniamo continuamente con noi stessi.


La meditazione vi aiuterà a trovare i vostri legami, ad allentarli,  scioglierli e gettare i vostri ormeggi.
Quando non siete più attaccati a nulla, avete fatto la vostra parte.
Il resto sarà fatto per voi.
Nisargadatta Maharaj


Fine Prima parte

giovedì 18 maggio 2017

Alla Sorgente dell'Essere



Nisargadatta Maharaj: dialoghi a Bombay

(Tratto dal libro "ALLA SORGENTE DELL’ESSERE...")

Visitatore: Sono venuto con i miei bambini a pregarla di darmi la sua benedizione.

Maharaj: Credi che se fosse possibile dare una benedizione, sarebbe necessario venirla a chiedere? Credi che il sole, quando sorge, scelga quello che illuminerà e si preoccupi di come si comportano quelli che riscalderà?

Tutto quello che ti è necessario ti è pienamente concesso. Ti sei inventato un Dio per poter implorare qualcuno e avere un conforto, per poter mendicare qualche grazia e sentirti protetto. E’ questa la spiritualità. Tutti quei nomi antichi: Gesù, Buddha, Krishna, non sono altro che parole vuote, che si tramandano di generazione in generazione.

Se non capisci quello che ti sto dicendo, continua con le tue pratiche devozionali. Prega la forma esteriore, ma sappi che stai adorando te stesso; sappi che questa forma davanti alla quale deponi le tue offerte, non è altro che un aspetto di te stesso, un te stesso di cui non osi renderti conto. Pregala sapendo che è un aspetto di te stesso, altrimenti non farai altro che alimentare delle forme morte.

Ci sono quattro stadi. Tu sei una cosa sola con l’Assoluto, soggetto puro, impersonale. Se questo non lo capisci rimani unito alla coscienza. Se non capisci nemmeno questo, adora il tuo essere nell’immagine degli dei, fa dei bhajan e le offerte. Altrimenti va per la strada e dedicati all’assistenza sociale.

Il mondo è costruito sui compromessi, sulla disonestà, sulla frode, ma l’imbroglio più grande, l’inganno più grande è la spiritualità. Però non andare a dirlo in giro, altrimenti ti faresti dei nemici. Verrà un giorno in cui il corpo non sarà più con te, la coscienza non sarà più con te: questo lo sai: allora che cosa ti rimarrà? Scoprilo.

lunedì 8 maggio 2017

Ritiro di Yoga e Meditazione: Alla Sorgente dell'Essere


Lo scopo ultimo dello Yoga è quello di diventare consapevoli di ciò che siamo veramente: il divino, l’Essere.
Lo Yoga dell’Essere è una via semplice perché, eliminando tutti i fronzoli, gli orpelli e gli ornamenti superflui, trasmette un messaggio sobrio ed essenziale.
E’ una via diretta perché tratta dell’identificazione con la Realtà Ultima, il Tutto.
Infine, è una via integrale perché sintetizza al suo interno le principali correnti dello yoga: jnana yoga, bhakti yoga, karma yoga, kundalini yoga e tantra yoga.
Il primo passo verso la realizzazione dell’Essere consiste nell’interrompere l’identificazione con la struttura corpo-mente. Infatti, tutti credono di essere il proprio corpo e la propria mente: la struttura fisica da un lato e i pensieri, credenze, opinioni, convinzioni dall’altro.
Attraverso l’autoindagine iniziamo a chiederci: Chi sono? Se non sono le sensazioni fisiche del corpo e non sono i pensieri della mente, chi sono?
Il riconoscimento della propria Vera Natura come Essere, Coscienza e Pace è il sostrato che pervade tutta l’esistenza. Riconosciamo che noi siamo il Tutto e che non ci siamo mai veramente separati dalla Sorgente e che siamo al di là dello spazio-tempo, siamo Eterni ed Infiniti. La separazione, infatti, è solo un’illusione.
Una volta arrivati a questa conoscenza è necessario realizzarla, ovvero farla diventare Reale nella vita quotidiana.
Per tale motivo è necessario ricordarsi costantemente di Sé. L’autoricordo risveglia letteralmente la macchina psicofisica permeandola di consapevolezza e, col tempo, permette di arrivare ad identificarci pienamente con il Tutto e manifestarci per ciò che siamo veramente: L’Essere.

Programma

Inizio seminario Venerdì 26 alle 18.30
Sabato 27 e Domenica 28 tutto il giorno.
Fine seminario Domenica alle 18.30

Questo seminario è fondamentalmente pratico. Anche i dialoghi e le conversazioni rappresentano una modalità per comprendere e sperimentare la nostra natura essenziale.
Praticheremo sequenze di yoga, kriya, meditazioni guidate e silenziose, esercizi di presenza e pratiche di consapevolezza.
Questo ritiro mira a bilanciare le energie interne, armonizzare e quietare la mente. Inoltre, vuole risvegliare la coscienza dall’ipnosi dell’identificazione con i condizionamenti relativi al corpo-mente ed aprire all’indagine interiore sulla nostra vera natura. Infine, intende portare le conoscenze acquisite nella realtà quotidiana, perché sapere chi siamo significa esserlo e quindi manifestarlo. La vera conoscenza non è semplicemente teorica, ma ha un impatto concreto in tutti gli aspetti dell’Essere: mente, corpo e mondo.

Cosa portare

Materassino, coperta, cuscino da meditazione, lenzuola o sacco a pelo, asciugamani.
Info & Iscrizioni

Sivia Fusinaz +39 333 788 5235

giovedì 20 aprile 2017

La Liberazione Naturale Tramite la Nuda Visione (Sesta Parte)

L’INTRODUZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA*
*(La traduzione del testo è tratta dal volume Consapevolezza, Rigpa
ad opera di Giuseppe Baroetto, ed. Psiche, Torino, 1997.)

La liberazione naturale tramite la nuda visione.
(Sesta Parte)


Ecco l’insegnamento della consumazione definitiva.

Benché innumerevoli siano i modi di vedere contrastanti, nella consapevolezza di sé, nel sentire spontaneo della vera natura della coscienza, non c’è dualità di osservatore e osservato.

Non si abbia un punto di vista, [piuttosto] si ricerchi l’osservatore: quando, cercando proprio colui che osserva, non lo si trova, allora si è consumato il punto di vista; proprio qui si raggiunge anche la fine del modo di vedere.

Non c’è alcun punto di vista da cui osservare; però, senza cadere nell’indifferenza nichilista, il limpido sentire sé nell’ attimo presente è il modo di vedere della grande completezza. Qui non c’è la dualità di comprensione e incomprensione.

Benché innumerevoli siano le meditazioni contrastanti, nell’onnipresente sentire ordinario della consapevolezza di sé non c’è dualità di meditazione e meditante.

Non si mediti, [piuttosto] si ricerchi colui che medita: quando, cercando proprio il meditante, non lo si trova, allora si è consumata la meditazione; proprio qui si raggiunge anche la fine della meditazione.

Non c’è alcuna meditazione da fare; però, senza lasciarsi dominare dalle varie forme di torpore e agitazione, il chiaro sentire inalterato dell’attimo presente è la contemplazione dello stato equanime e non artefatto. Qui non c’è dualità di quiete e non quiete.

Benché innumerevoli siano le condotte contrastanti, nell’unico punto del sentire consapevole di sé non c’è dualità di condotta e colui che la applica.

Non si applichi una condotta, [piuttosto] si ricerchi colui che la applica: quando, cercando proprio colui che la applica, non lo si trova, allora si è consumata la condotta; proprio qui si raggiunge anche la fine della condotta.

Non c’è nessuna condotta da applicare; però, senza lasciarsi condizionare dall’illusione delle inclinazioni latenti, il sentire dell’ attimo presente, inalterato e risplendente di luce propria, in cui non c’è qualcosa da correggere, modificare, ottenere o abbandonare, è proprio la condotta assolutamente pura. Qui non c’è dualità di puro e impuro.

Benché innumerevoli siano le mete contrastanti, nella vera natura della coscienza consapevole di sé i tre corpi [dei Buddha] sono una realizzazione innata. Qui non c’è dualità di realizzazione e realizzatore.

Non si cerchi di realizzare la meta, [piuttosto] si ricerchi colui che la realizza: quando, cercando proprio il realizzatore, non lo si trova, allora si è consumata la meta; proprio qui si raggiunge anche la meta finale.

Non c’è alcuna meta da realizzare; però, senza lasciarsi condizionare dal rifiuto e dall’ottenimento, dalla speranza e dal timore, si comprende che il sentire autoluminoso dell’attimo presente è la realizzazione innata, perché lì, in sé stessi, i tre corpi sono pienamente manifesti: proprio questa è la meta dell’illuminazione originaria.


La domanda "chi sono?" non è veramente intesa
per ottenere una risposta,
la domanda "chi sono?" serve per dissolvere colui che la pone.

Ramana Maharshi