Siamo presenti qui ed
ora?
Uno degli insegnamenti
che si incontrano nel cammino spirituale è quello della presenza. Al neofita
spirituale viene chiesto di essere il più possibile presente qui ed ora.
Ciò che apparentemente
ci separa dal qui ed ora, che ci da la sensazione di non essere qui ed ora è l’identificazione con
i contenuti della coscienza.
Tutta la nostra
attenzione viene posta sugli oggetti della coscienza, per esempio sul pensiero
di non essere abbastanza presenti, su un sogno ad occhi aperti, su una
sensazione fisica o una percezione del mondo esterno e ci dimentichiamo che
per essere coscienti di qualcosa dobbiamo, prima di tutto, essere presenti noi
come coscienza.
Anche quando sembra
che ci distraiamo, seguendo una fantasticheria della mente, siamo coscienti del
pensiero.
Non possiamo avere
un pensiero senza esserne coscienti!
Qualcuno potrebbe
obiettare: “si ma mentre ero distratto non ero cosciente delle sensazioni del
corpo o delle percezioni del mondo qui ed ora”.
Quando siamo coscienti
di una sensazione che accade “Adesso” non siamo coscienti di un’infinità
di altre sensazioni e percezioni che accadono tutte “Adesso”. Questo
succede perché l’attenzione è seriale e ristretta, ovvero può illuminare solo
un oggetto per volta. Possiamo rendercene facilmente conto notando che quando
abbiamo un dolore fisico, nel momento in cui la nostra attenzione viene
catturata da un altro oggetto, per esempio qualcuno che ci chiama o una
fantasticheria, non percepiamo più il dolore.
Se siamo coscienti di
un pensiero non possiamo essere coscienti delle sensazioni del corpo e
viceversa.
Le sensazioni e le
percezioni accadono nel qui ed ora tanto quanto i pensieri.
Credere che essere coscienti
delle sensazioni fisiche significhi essere più nel presente rispetto ad essere coscienti
dei pensieri è un’illusione! Significa credere che le sensazioni siano più
"reali" dei pensieri, mentre sono entrambe oggetti della coscienza.
Pensieri,
sensazioni e percezioni accadono tutti nel presente, nella coscienza.
Questo non significa che possiamo continuare a pensare in modo meccanico
e compulsivo credendo di essere già risvegliati. Significherebbe credere di potersi saziare leggendo soltanto il menù del ristorante! Infatti, per avvicinarci alla comprensione di ciò che siamo,
in alcune tradizioni si usa l’esercizio dell’attenzione divisa chiamata
auto-ricordo. In tal modo la coscienza cerca di illuminare da una parte
l’oggetto e dall’altra il soggetto.
L'osservatore, in realtà, non può essere trovato perché è sempre un passo indietro, ma questo stratagemma può
servire a creare una certa distanza tra il soggetto testimone e l’oggetto
osservato, in modo da comprendere che noi non siamo solo i contenuti della
mente, le sensazioni del corpo e le percezioni del mondo, ma siamo, prima di
tutto, la coscienza.
Noi siamo “Presenza”,
siamo “Essere-Coscienza”, "Sat-cit". Possiamo saperlo o
ignorarlo, ma lo siamo in ogni caso! Infatti, non si tratta di conoscere
qualcosa di nuovo, ma di ricordare e di riconoscere ciò che in profondità siamo e sappiamo da
sempre!
Tra sapere e ignorare c’è una grande differenza!
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