Abbiamo
visto che se andiamo alla ricerca di un io individuale separato, troviamo
soltanto pensieri, sensazioni, percezioni e volizioni, ma nessun “io” concreto.
Il concetto “io” è un nome che viene usato per indicare l’insieme di tutti i
processi psicofisici.
Se
non esiste un io individuale separato, esiste il libero arbitrio?
Se
andiamo a guardare da vicino la nostra vita, ci rendiamo conto che tutte le
nostre scelte sono sempre condizionate. Ogni scelta è motivata da
condizionamenti più o meno evidenti: mangiare quando si ha fame come dormire
quando si ha sonno sono azioni motivate dall’avere fame o sonno. Anche
scegliere cosa mangiare dipende dalle nostre abitudini e scelte alimentari, che
dipendono a loro volta da quello che crediamo sia più salutare e giusto per la
nostra salute.
Se
guardiamo attentamente ci rendiamo conto che ogni nostra scelta è motivata da
qualcos’altro che dipende dal qualcos’altro ancora e così via.
Noi
siamo una complessa rete di condizionamenti che interagiscono continuamente tra
di loro. Tutte le nostre decisioni dipendono dalla programmazione che ha
ricevuto la nostra struttura psicofisica: la genetica e i condizionamenti
socio-culturali.
Esistono anche intuizioni superiori attraverso le quali attingiamo ad un piano esistenziale più elevato, ma per accedervi bisogna aver già quietato la mente e interrotto il dialogo interiore.
Esistono anche intuizioni superiori attraverso le quali attingiamo ad un piano esistenziale più elevato, ma per accedervi bisogna aver già quietato la mente e interrotto il dialogo interiore.
Capito
questo, vi accorgerete che l’io è esattamente quello che vorrebbe non far vedere
di essere. Lungi dall’essere il centro libero della personalità, è un
meccanismo automatico inculcato sin dall’infanzia dall’autorità sociale, con
l’aggiunta, forse, di un pizzico di ereditarietà.
Alan
Watts
Da
queste considerazioni si potrebbe desumere che non esista il libero arbitrio,
ma che tutto sia già preordinato in uno stretto determinismo. In realtà, la
domanda è fuorviante perché si fonda sul presupposto che esista un “io” che
possa essere libero o no!
La
domanda se esista il destino o il libero arbitrio presume l’esistenza di un
“io” separato che subisce un destino ineluttabile o che esercita la capacità di
libera scelta.
Quando
ci rendiamo conto che non esiste alcun “io” separato, ma soltanto dei processi
fisici, emotivi e mentali, ovvero sensazioni, percezioni e pensieri, allora la
domanda stessa si scopre essere priva di senso.
Nel
Buddhismo si afferma che esiste l’azione, ma non chi agisce.
Nella Bhagavad
Gita si dice che le azioni vengono compiute dai costituenti della
natura, i guna:
Le azioni
sono compiute tutte quante dagli elementi costitutivi della Natura;
ma
chi ha l’animo fuorviato dal senso dell’Io pensa: “Sono io che agisco”.
Bhagavad
Gita III, 27
Cominciamo
allora a renderci conto che la Vita è un immenso insieme di processi nei quali
siamo immersi.
Il
problema del libero arbitrio sorge perché l’idea di essere l’autore delle
azioni è profondamente radicata nell’essere umano. Una volta caduti
nell’illusione di essere un “io” separato sorge la domanda sull'esistenza della
libertà.
Per
dissolvere tale illusione si può meditare profondamente sulla natura delle
nostre scelte. Prendiamo delle scelte che crediamo essere assolutamente nostre
e andiamo a scoprire perché abbiamo preso quelle determinate decisioni.
Scopriremo che ogni nostra azione deriva dal perseguire il piacere ed evitare
il dolore, da un’abitudine o da una credenza, da una un principio etico
acquisito o dalla morale comune, ecc.
L’etica,
la morale e il senso civico sono dei rimedi necessari per una buona convivenza
in una società in cui gli individui credono di essere degli individui separati.
E’ stato necessario stabilire delle norme, delle regole ed una morale basata su
dei valori condivisi per regolare il comportamento umano affinché non regnasse
l’egoismo, l’individualismo e l’egocentrismo con tutti i comportamenti che ne
derivano: avidità, superbia avarizia ecc.
Tuttavia,
se osserviamo la società in cui viviamo ci rendiamo immediatamente conto che
queste regole di condotta sono applicate in minima parte e che nella società
regna il più sfrenato individualismo.
Fino
a quando nell’uomo ci sarà la convinzione di essere un individuo separato
non potrà manifestarsi l’armonia e la pace nel mondo.
Infatti,
come abbiamo visto in passato (Chi sono io? Seconda parte), alla radice dell’”io” separato c’è la paura
dell’altro, dell’estraneo, del diverso. Questa paura genera un comportamento di
chiusura verso ciò che non si conosce, che non si può controllare e che è
potenzialmente pericoloso.
Leggi, norme, regolamenti, principi etici e morali non fanno altro che riaffermare e radicare sempre di più l'illusione che esista un "io" separato in grado di decidere autonomamente, mentre invece non sono altro che programmi per condizionare il comportamento umano.
Solo la fine dell’illusione della separazione e la realizzazione dell’Unità intrinseca della Vita ci può portare ad un comportamento che è NATURALMENTE VIRTUOSO e che non ha bisogno di regole, norme o valori istituzionali per essere condiviso.
Questi programmi, però, creano degli effetti collaterali
come perversioni, degenerazioni, vizi, corruzione, depravazione ecc., perché
non sono in grado di rispondere al bisogno esistenziale fondamentale: Essere
Se Stessi!
Solo la fine dell’illusione della separazione e la realizzazione dell’Unità intrinseca della Vita ci può portare ad un comportamento che è NATURALMENTE VIRTUOSO e che non ha bisogno di regole, norme o valori istituzionali per essere condiviso.
In
questo caso siamo consapevoli che alla struttura psicofisica compete
soltanto l’azione, mentre l'impulso ad agire viene dalla Coscienza.
Possiamo fare esattamente ciò che ci sentiamo, poiché è la Coscienza-Esistenza Impersonale che è all’opera.
Come
un cacciavite in mani competenti adempie semplicemente la sua funzione di
avvitare ed in mani perverse può essere utilizzato per aggredire ed uccidere,
allo stesso modo l’essere umano, quando è privo del senso di separazione ed è
consapevole di essere la Coscienza-Esistenza, agisce naturalmente senza
l’orgoglio per il successo o il senso di colpa per il fallimento, mentre quando
è succube dell’illusione di essere un individuo separato si tormenta per il
fallimento e si inorgoglisce del successo.
Ciò
non significa che quando svanisce l’illusione della separazione allora
si dissolvono immediatamente tutti i condizionamenti della personalità.
La
personalità, infatti, è una struttura automatica e continuerà per un certo
periodo a funzionare in base ai condizionamenti acquisiti, ma non avrà più la
stessa forza di prima.
All’inizio
del Risveglio la Coscienza osserverà la personalità continuare a comportarsi
come in passato e la mente potrà reagire con rabbia, disapprovazione, senso di
colpa ecc., ma questo non provocherà più un profondo turbamento perché non ci sarà più identificazione.
Lentamente
la struttura corpo-mente verrà modificata dallo sguardo amorevole
ed equanime della Coscienza Impersonale, la quale, senza sforzo o imposizioni,
scioglierà tutti i coaguli dei condizionamenti karmici e
socio-culturali.
A
questo punto, il nostro comportamento non potrà che essere spontaneamente
virtuoso.
Se
stai pensando: utopia! Questo pensiero è un condizionamento!
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