Nei post precedenti, abbiamo visto che non esiste un “io” individuale
separato. Esiste solo un unico grande Essere, l’Universo, la Vita che si
manifesta nelle sue innumerevoli forme.
Che cosa comporta tutto questo?
Esistono molte filosofie appartenenti a diverse
tradizioni che descrivono la costituzione energetica dell’uomo. Non ci addentreremo
in tali complesse filosofie, che prendono in considerazione numerosi corpi
energetici, ma estrapoleremo una visione semplice e chiara della nostra
costituzione.
La nostra personalità è composta da un lato dal residuo karmico delle vite
precedenti. Quando il corpo muore, il karman di quella persona - composto dai
desideri, dagli attaccamenti e dai residui potenziali delle nostre azioni,
ovvero le conseguenze buone e cattive delle azioni che non si esauriscono nel
breve spazio della vita -, determinerà una rinascita nei diversi piani
esistenziali ed un determinato patrimonio genetico. Questo cerchio di nascite e morti è chiamato il ciclo del samsara.
Dall’altro lato, la personalità è il prodotto di tutti i
condizionamenti acquisiti nella nostra vita. Soprattutto nei primi anni,
infatti, il bambino riceve quei condizionamenti che lo accompagneranno per il
resto della sua esistenza. Pensieri, parole e azioni creano un carattere che determinerà un destino.
Questi due aspetti vengono “vivificati” dal principio
vitale, l’Atman, che scorre in tutti
gli esseri viventi. L’Atman, in
realtà, non si distingue dal Brahman, che è l’aspetto universale dell’Atman, il
principio cosmico dell’Unica Realtà.
I tre aspetti dell’Atman-Brahman
sono sat, l’essere, cit, la coscienza e ananda, la beatitudine.
Quando il principio universale Atman-Brahman, nella sua manifestazione, si identifica con il Karman e la struttura psicofisica si produce il senso dell'"io" l'Ahamkara, ovvero la sensazione di essere un individuo separato.
Quando il principio universale Atman-Brahman, nella sua manifestazione, si identifica con il Karman e la struttura psicofisica si produce il senso dell'"io" l'Ahamkara, ovvero la sensazione di essere un individuo separato.
Il legame che esiste tra la Coscienza Cosmica e il mondo
fenomenico è frutto di Maya, il potere dell’illusione
che è intrinseco al Brahman stesso.
A causa del potere
di Maya siamo caduti nell’illusione
di essere degli individui separati ed indipendenti.
Nella Bhagavad Gita, uno dei testi filosofico-religiosi più importanti dell'India, troviamo scritto:
Nascosto dalla mia Maya, non a tutti sono manifesto,
questo mondo illuso e confuso non conosce Me, il Non-nato e l'Immutabile.
VII, 25
Potremmo affermare che il Brahman ha creato la divina Maya allo scopo di velare se stesso e dimenticarsi di sé.
Che senso avrebbe giocare
sapendo che, in realtà, noi siamo tutti i giocatori, il gioco e gli spettatori
e che comunque vada vinciamo sempre? Il fascino del gioco dipende proprio dal
credere di essere da soli ad affrontare le sfide e dal non sapere come andrà a
finire.
Quando guardiamo un film veniamo catturati dalla storia e tal punto da immedesimarci con i personaggi. In un certo senso, ci permettiamo di credere che la storia sia vera per poterla vivere in prima persona senza sapere come andrà a finire. Guardare un film con distacco, sapendo che è una finzione e magari conoscendo già il finale non sarebbe così coinvolgente!
I Bambini quando giocano mettono in atto una finzione, ma il divertimento consiste proprio nel credere che sia vero.
Nel processo involutivo-evolutivo della vita, l'oblio della nostra vera natura e l'identificazione con un'individualità separata, l'"io", è di fondamentale importanza per giocare pienamente la partita della vita.
Quando guardiamo un film veniamo catturati dalla storia e tal punto da immedesimarci con i personaggi. In un certo senso, ci permettiamo di credere che la storia sia vera per poterla vivere in prima persona senza sapere come andrà a finire. Guardare un film con distacco, sapendo che è una finzione e magari conoscendo già il finale non sarebbe così coinvolgente!
I Bambini quando giocano mettono in atto una finzione, ma il divertimento consiste proprio nel credere che sia vero.
Nel processo involutivo-evolutivo della vita, l'oblio della nostra vera natura e l'identificazione con un'individualità separata, l'"io", è di fondamentale importanza per giocare pienamente la partita della vita.
A questo punto potrebbe sorgere la domanda: qual è
il senso della Vita?
Quand’è che si dice che una cosa ha senso? Il senso
dipende da un obiettivo. Per esempio, mi sposto da casa al lavoro perché devo
andare a lavorare. La maggior parte delle nostre azioni sono fatte per
raggiungere uno scopo ed ottenere quindi un risultato. In questo caso si dice
che qualcosa ha senso in rapporto alla meta.
Inoltre, si può dire che qualcosa ha senso quando deve
essere rapportato a qualcosa di più grande. Per esempio, la tessera di un
puzzle da sola non ha significato, ma trova il suo senso solo all’interno di un
insieme più ampio: il disegno del puzzle.
Dunque qual è il senso della Vita?
Se la Vita è il Tutto non può trovare il suo senso
andando da qualche parte o raggiungendo un obiettivo al di fuori di se stessa,
poiché è già il Tutto! Non può nemmeno avere un significato rispetto a qualcosa
di più grande perché non c’è nulla al di fuori del Tutto!
In realtà, la Vita è simile ad una danza o al gioco. Si
danza per il piacere di danzare, non per andare da un punto ad un altro. Si
gioca per il piacere di giocare e non per conseguire un obiettivo.
Nella filosofia indiana, infatti, si usa il termine lila, che significa appunto gioco, per
il indicare il disegno divino, il Gioco Divino.
La Vita trova il
suo senso in se stessa.
Il problema del senso della vita nasce solo all’interno
della mente, la quale credendosi separata dal Tutto e sentendosi quindi
limitata e mancante cerca di trovare un modo per colmare questo senso di
infelicità esistenziale.
Una volta invischiati nell’angoscia esistenziale
cerchiamo delle risposte rivolgendoci alla mente, la quale per dare un senso
alla vita ci racconta delle storie che possono essere belle o brutte, felici o
tristi, spirituali o materiali, ma sono sempre solo storie.
In ogni storia c’è sempre un protagonista, che è ognuno
di noi, che deve fare un percorso per arrivare ad una meta che è il senso della
vita.
Noi crediamo a
queste storie perché crediamo di essere il protagonista!
Negare tale storia implicherebbe negare il protagonista,
negare il senso di essere un individuo separato.
Ecco perché crediamo a queste storie!
negare il senso di essere un individuo separato.
Ecco perché crediamo a queste storie!
Ci siamo dimenticati di essere il Brahman, la Coscienza ed abbiamo iniziato ad identificarci con il
personaggio illusorio della storia.
La Bhagavad Gita
recita:
Il Signore risiede nel cuore di tutte le creature
e tutti gli esseri fa girare come se fossero fissati
su una ruota,
col potere della sua Maya.
XVIII, 61
Dopo innumerevoli
esistenze all’interno del circolo del samsara
ed innumerevoli disillusioni può accadere che in un individuo sorga il
desiderio di conoscere se stesso e di intraprendere un percorso spirituale.
In realtà, la
ricerca spirituale (…) inizia con un individuo convinto di cercare Dio e
termina con l’annientamento dell’individuo stesso, il quale riconosce che
esiste solo l’Energia Divina, la Coscienza, Dio.
Sandra Herber Percy
Sandra Herber Percy
Nessun persona si risveglia perché è solo un insieme di caratteristiche e condizionamenti, come nessun "io" si risveglia perché è soltanto un concetto, un'immagine della mente!
Il Risveglio è la fine di questa illusione.
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