giovedì 6 ottobre 2016

Cos'è lo yoga?

Adesso l’insegnamento dello yoga.

Con queste parole si apre il più conosciuto testo classico di riferimento sullo yoga: Gli aforismi (sutra) dello yoga di Patanjali.

Ma che cos’è lo yoga?
Il secondo verso degli yoga sutra risponde immediatamente:

lo yoga è l’arresto o inibizione delle funzioni mentali.

La mente dell’uomo comune, infatti, è fondamentalmente irrequieta, ottenebrata e distratta. Una mente irrequieta è instabile e continuamente diretta verso l’esterno, verso oggetti concreti piacevoli o dolorosi. L’ottenebramento mentale si manifesta con il dominio dei vizi come l’ira, la cupidigia, l’ostinazione, ecc.
La mente distratta, invece, è costantemente rivolta verso gli oggetti sensibili piacevoli, saltando da uno all’altro senza sosta.

Quando il pensiero, tramite i sensi, assume la forma degli oggetti, la coscienza viene assimilata, a quelle forme, identificandosi con gli oggetti.

Questi tre stati mentali ci mantengono in uno stato di ignoranza rispetto alla nostra vera natura. Per questo motivo lo yoga si prefigge di arrestare o inibire le modificazioni mentali, per dimorare nella coscienza del Sé.

Per conseguire lo stato di coscienza del Sé gli yoga sutra prescrivono un ottuplice sentiero, ashtanga marga, composto da: precetti positivi, precetti negativi, posture, controllo del respiro, introversione dei sensi, concentrazione, meditazione e contemplazione.

Notiamo che le posture fisiche, asana, e le pratiche di respirazione, pranayama, sono soltanto un ottavo ciascuno dell’ottuplice sentiero, mentre la metà sono pratiche meditative. Inoltre, dobbiamo rilevare che il fine dello yoga non è principalmente il benessere psico-fisico, ma è essenzialmente spirituale: l’unione con il Sé. Solo secondariamente, quasi come effetto collaterale, si manifestano i benefici psico-fisici.

Shiva Pashupati - Harappa 2600 A.C.

Vediamo ora come lo yoga è conosciuto ai giorni nostri.

Verso gli anni ‘60 e ’70 lo yoga è arrivato in occidente sull’onda del rinnovamento socio-culturale dell’epoca. All’occidente materialista non poteva che interessare soltanto l’aspetto materiale di tale disciplina e, infatti, la prima forma di yoga importata è stato lo Hatha yoga. Questo è una forma di yoga prevalentemente fisico nel quale ci si concentra principalmente sulle posture, asana, e sulle pratiche respiratorie, pranayama. Solo successivamente sono arrivate molte altre forme di yoga classico come il bhakti yoga, lo yoga della devozione, lo jnana yoga, lo yoga della conoscenza, il kundalini yoga, ecc. fino alle innumerevoli forme di yoga odierne totalmente inventate dagli occidentali stessi!

Il morboso interesse dell’uomo occidentale per la salute fisica ed il benessere ha fatto si che nella nostra cultura si sia consolidata la leggenda metropolitana che lo yoga sia una panacea di quasi tutti i problemi di salute fisica e mentale.

Complice una disinformazione mediatica di massa ed il business delle discipline del benessere olistico - che affronteremo specificamente in futuro -, un gran numero di persone si sono lanciate senza preparazione in pratiche fisiche e respiratorie spesso estreme, guidate da insegnanti molte volte poco preparati se non addirittura improvvisati.

Con ciò non voglio assolutamente affermare che lo yoga non abbia dei risvolti pratici veramente notevoli e che non possa anche aiutare a ristabilire in certi casi la salute, ma questo non è l’obiettivo principale dello yoga.

Negli yoga sutra di Patanjali, infatti, le posture fisiche hanno la funzione preparatoria di rinforzare e stabilizzare l’individuo, sciogliere i blocchi ed agevolare le posture per accedere alle pratiche meditative.

La meditazione può essere fatta per raggiungere degli obiettivi come: coltivare la quiete, la pace e il silenzio, aumentare e purificare l’energia interna, integrare mente e corpo, migliorare le proprie relazioni ecc. Dobbiamo, però, ricordarci che la vita ci insegna che tutto ciò che possiamo raggiungere prima o poi lo perderemo perché tutto ciò che ha un inizio ha una fine.

Qualsiasi stato di coscienza, infatti, è impermanente!

Un altro modo di approcciarsi alla meditazione consiste nell’andare in profondità per scoprire chi siamo veramente. In questo caso, la meditazione è simile al viaggio dell’Alchimista di Coelho, il quale dopo aver fatto un sogno, inizia il suo viaggio avventuroso alla ricerca del tesoro nascosto. Notiamo che il viaggio inizia con un sogno, come se la dimensione onirica accompagnasse l'intero viaggio. Dopo mille peripezie, sfide, prove e incontri l’ultimo indizio lo riporta al punto di partenza, per scoprire che proprio dove aveva fatto il sogno era presente il suo tesoro! Il protagonista ha fatto realmente il viaggio o ha sognato di farlo? Il viaggio ha certamente cambiato il protagonista  del sogno, ma l’Essere-Coscienza è cambiata?

Infine, si può intendere la meditazione come una celebrazione della vita. Non si fa per ottenere qualcosa o raggiungere un obiettivo, ma per il semplice piacere di farla. Come il fine della danza è semplicemente danzare per il piacere di farlo, allo stesso modo può accadere per la meditazione. Allora la meditazione non è più qualcosa che si fa nella vita, ma diventa la vita stessa!

Le pratiche psico-fisiche e meditative possono certamente migliorare la nostra prigione, e trasformarla da un luogo buio, umido e malsano in uno spazio luminoso, ampio e salutare, ma non potranno portarci fuori dalla prigione!

La prigione, infatti, non esiste, ma la creiamo noi stessi nel momento in cui crediamo di essere un individuo separato che deve fare qualcosa per liberarsi!

Quindi, lo yoga non è principalmente una modalità per migliorare la vita all’interno del sogno di Maya e procurarsi un karma positivo da godere in questa e nelle prossime vite!

Lo yoga è una via per risvegliarsi dall’illusione del sogno, dall’illusione della prigione, per interrompere il ciclo delle rinascite e tornare ad essere consapevoli di essere il Sé,
la Coscienza imperturbabile dell’Assoluto.

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