Adesso l’insegnamento dello yoga.
Con queste parole si apre il più conosciuto testo classico
di riferimento sullo yoga: Gli aforismi (sutra) dello yoga di Patanjali.
Ma che cos’è lo yoga?
Il secondo verso degli yoga sutra risponde immediatamente:
lo yoga è l’arresto o inibizione delle funzioni mentali.
La mente dell’uomo comune, infatti, è fondamentalmente
irrequieta, ottenebrata e distratta. Una mente irrequieta è instabile e
continuamente diretta verso l’esterno, verso oggetti concreti piacevoli o
dolorosi. L’ottenebramento mentale si manifesta con il dominio dei vizi come
l’ira, la cupidigia, l’ostinazione, ecc.
La mente distratta, invece, è costantemente rivolta verso
gli oggetti sensibili piacevoli, saltando da uno all’altro senza sosta.
Quando il pensiero,
tramite i sensi, assume la forma degli oggetti, la coscienza viene assimilata,
a quelle forme, identificandosi con gli oggetti.
Questi tre stati mentali ci mantengono in uno stato di
ignoranza rispetto alla nostra vera natura. Per questo motivo lo yoga si
prefigge di arrestare o inibire le modificazioni mentali, per dimorare nella
coscienza del Sé.
Per conseguire lo stato di coscienza del Sé gli yoga sutra
prescrivono un ottuplice sentiero, ashtanga
marga, composto da: precetti positivi, precetti negativi, posture,
controllo del respiro, introversione dei sensi, concentrazione, meditazione e
contemplazione.
Notiamo che le posture fisiche, asana, e le pratiche di respirazione, pranayama, sono soltanto un ottavo ciascuno dell’ottuplice
sentiero, mentre la metà sono pratiche meditative. Inoltre, dobbiamo rilevare
che il fine dello yoga non è principalmente il benessere psico-fisico, ma è
essenzialmente spirituale: l’unione con il Sé. Solo secondariamente, quasi come
effetto collaterale, si manifestano i benefici psico-fisici.
Shiva Pashupati - Harappa 2600 A.C. |
Vediamo ora come lo yoga è conosciuto ai giorni nostri.
Verso gli anni ‘60 e ’70 lo yoga è arrivato in occidente
sull’onda del rinnovamento socio-culturale dell’epoca. All’occidente
materialista non poteva che interessare soltanto l’aspetto materiale di tale
disciplina e, infatti, la prima forma di yoga importata è stato lo Hatha yoga.
Questo è una forma di yoga prevalentemente fisico nel quale ci si concentra
principalmente sulle posture, asana,
e sulle pratiche respiratorie, pranayama.
Solo successivamente sono arrivate molte altre forme di yoga classico come il bhakti yoga, lo yoga della devozione, lo
jnana yoga, lo yoga della conoscenza,
il kundalini yoga, ecc. fino alle
innumerevoli forme di yoga odierne totalmente inventate dagli occidentali
stessi!
Il morboso interesse dell’uomo occidentale per la salute
fisica ed il benessere ha fatto si che nella nostra cultura si sia consolidata
la leggenda metropolitana che lo yoga sia una panacea di quasi tutti i problemi
di salute fisica e mentale.
Complice una disinformazione mediatica di massa ed il business delle discipline del benessere
olistico - che affronteremo specificamente in futuro -, un gran numero di
persone si sono lanciate senza preparazione in pratiche fisiche e respiratorie
spesso estreme, guidate da insegnanti molte volte poco preparati se non
addirittura improvvisati.
Con ciò non voglio assolutamente affermare che lo yoga non
abbia dei risvolti pratici veramente notevoli e che non possa anche aiutare a
ristabilire in certi casi la salute, ma questo non è l’obiettivo principale
dello yoga.
Negli yoga sutra di Patanjali, infatti, le posture fisiche
hanno la funzione preparatoria di rinforzare e stabilizzare l’individuo,
sciogliere i blocchi ed agevolare le posture per accedere alle pratiche
meditative.
La meditazione può essere fatta per raggiungere degli obiettivi
come: coltivare la quiete, la pace e il silenzio, aumentare e purificare l’energia
interna, integrare mente e corpo, migliorare le proprie relazioni ecc. Dobbiamo, però, ricordarci che la vita ci insegna che tutto ciò che possiamo
raggiungere prima o poi lo perderemo perché tutto ciò che ha un inizio ha una
fine.
Qualsiasi stato di coscienza, infatti, è impermanente!
Un altro modo di approcciarsi alla meditazione consiste nell’andare
in profondità per scoprire chi siamo veramente. In questo caso, la meditazione
è simile al viaggio dell’Alchimista di Coelho, il quale dopo aver fatto un
sogno, inizia il suo viaggio avventuroso alla ricerca del tesoro nascosto.
Notiamo che il viaggio inizia con un sogno, come se la dimensione onirica accompagnasse l'intero viaggio. Dopo mille peripezie,
sfide, prove e incontri l’ultimo indizio lo riporta al punto di partenza, per
scoprire che proprio dove aveva fatto il sogno era presente il suo tesoro! Il protagonista ha fatto realmente il viaggio o ha sognato di farlo? Il
viaggio ha certamente cambiato il protagonista del sogno, ma l’Essere-Coscienza è
cambiata?
Infine, si può intendere la meditazione come una
celebrazione della vita. Non si fa per ottenere qualcosa o raggiungere un
obiettivo, ma per il semplice piacere di farla. Come il fine della danza è
semplicemente danzare per il piacere di farlo, allo stesso modo può
accadere per la meditazione. Allora la meditazione non è più qualcosa che si fa
nella vita, ma diventa la vita stessa!
Le pratiche psico-fisiche e meditative possono certamente
migliorare la nostra prigione, e trasformarla da un luogo buio, umido e malsano in
uno spazio luminoso, ampio e salutare, ma non potranno portarci fuori dalla
prigione!
La prigione, infatti,
non esiste, ma la creiamo noi stessi nel momento in cui crediamo di essere un individuo separato che deve fare qualcosa per liberarsi!
Quindi, lo yoga non è principalmente una modalità per migliorare la vita
all’interno del sogno di Maya e procurarsi un karma positivo da godere in questa e nelle prossime vite!
Lo yoga è una via per risvegliarsi dall’illusione del sogno,
dall’illusione della prigione, per interrompere il ciclo delle rinascite e
tornare ad essere consapevoli di essere il Sé,
la Coscienza imperturbabile dell’Assoluto.
la Coscienza imperturbabile dell’Assoluto.
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