giovedì 27 ottobre 2016

Chi Sono? (Seconda Parte)

Come siamo caduti nell’illusione della separazione? Perché crediamo di essere degli individui separati?

La presenza osservante è sempre a monte di ogni osservazione ed è, ovviamente, inconoscibile; eppure la sua presenza è innegabile ed evidente per il fatto stesso di essere coscienti.

La coscienza viene persino prima dei pensieri. Questi per essere conosciuti devono manifestarsi all’interno del campo della coscienza, la quale conosce i pensieri della mente e le sensazioni del corpo, perché appaiono nella coscienza, sono contenuti della coscienza, mentre la coscienza è il soggetto, l’osservatore.

La mente, però, non potendo afferrare il campo illimitato ed indefinibile della coscienza, traduce la pura sensazione di esistere, la consapevolezza di esserci nel pensiero “io”.

Quando la mente pensa il concetto “io”, chi conosce questo pensiero? E’ l’io reale, che in quanto coscienza è sempre a monte del pensiero “io” come di ogni altro pensiero.

Tuttavia, il pensiero “io” a causa della sua autoreferenzialità cattura tutta l’attenzione della coscienza, che viene come ipnotizzata e risucchiata al suo interno!

Il pensiero “io ” viene scambiato per la vera presenza consapevole a causa dell’identificazione della coscienza.

Questo processo crea l’illusione che la coscienza sia dentro la mente, la quale si trova dentro un corpo, mentre, in realtà, sono i pensieri della mente e le sensazioni del corpo a trovarsi nella coscienza.

Questo inscatolamento della coscienza dentro l’apparato psicofisico crea anche l’illusione di un soggetto osservante contrapposto ad un oggetto osservato.

Tale contrapposizione, però, è totalmente fittizia perché ciò che esiste veramente è la coscienza al cui interno appaiono non solo i pensieri della mente e le sensazioni del corpo, ma anche tutte le percezioni del mondo.

Quando un tutto unico osserva se stesso, non può che dividersi in una parte che osserva ed in una parte osservata.

In questo processo si crea un’apparente scissione tra l’osservatore e l’osservato. L’universo non può vedere se stesso come oggetto senza dividersi!

Per esempio, il nostro corpo fisico è un tutto unico nel quale non vi è separazione. Però, quando guardiamo la nostra mano, si crea la sensazione che ci sia un osservatore dietro gli occhi, il soggetto, che guarda la mano, l’oggetto. Inoltre, siamo indotti a credere che il soggetto dietro agli occhi, sia separato dall’oggetto. In realtà il nostro corpo è un tutto unico e tra l’osservatore che guarda e la mano non c’è separazione.

Osservatore ed osservato sono due nomi dati ad un unico processo: l’osservazione.

La scienza, attraverso la fisica quantistica, ha confermato ciò che le antiche tradizioni orientali ed esoteriche hanno detto da sempre: tra il soggetto e l’oggetto, la coscienza ed il mondo non vi è separazione.

L’osservatore, infatti, non è una presenza distaccata che si limita a conoscere il mondo, ma partecipa e modifica l’ambiente con il suo stesso atto di osservare. Il soggetto e l’oggetto sono fondamentalmente interdipendenti.

Tuttavia, ogni volta che l'universo si divide in soggetto ed oggetto, qualcosa deve sfuggire perché il tutto non può vedere se stesso mentre osserva.

Soggetto ed oggetto sono una cosa sola. Non è possibile dire che la barriera tra loro sia stata abbattuta in seguito alle recenti scoperte della fisica, perché tale barriera non è mai esistita.
E. Schroedinger


L’Universo è un tutt’uno che la mente può separare in parti solo astrattamente.

Così siamo caduti nell’illusione di essere degli individui separati. La mente attraverso la sua modalità di conoscenza simbolica ha creato due mondi a partire da uno. La mente ha diviso e separato la realtà creando una mappa concettuale e, scambiandola per la realtà, ha iniziato a vivere all’interno delle sue rappresentazioni. La mappa, però, non è il territorio!

Ci siamo persi all’interno dei nostri concetti.

Il concetto “io”, se da un lato ha una funzione simbolica nella nostra sintassi, dall’altro crea l’illusione che ci sia veramente un “io” separato da tutto il resto. Questa è l’essenza del dualismo.

La mente attraverso il pensiero concettuale traccia un’immaginaria linea di confine in un universo unitario, che illusoriamente separa e contrappone l’”io” in quanto soggetto, dal mondo che viene considerato estraneo e, quindi, potenzialmente pericoloso.

Una volta caduti in questo dualismo ci ritroviamo rinchiusi in una prigione concettuale che da una parte ci limita, mentre dall’altra ci protegge!

In tale condizione il falso “io” si sente limitato ed incompleto, si sente mancante ed inizia così la ricerca incessante di qualcosa che lo appaghi veramente e lo completi. Contemporaneamente, all’interno del confine fissato si sente protetto ed al sicuro da un mondo esterno alieno e minaccioso.

Proprio per questo motivo, quando viene mostrata l’illusorietà del dualismo scatta, nella maggior parte delle persone, l’istinto alla fuga, la negazione ad oltranza, una reazione ancestrale di rifiuto perché significherebbe ammettere l’inesistenza della propria identità come individuo separato: il nocciolo fondamentale su cui si fonda la sensazione illusoria di essere un “io” separato dal Tutto.

L’Universo è l’unico vero individuo.
L'universo è un'unità che ci include e che sta osservando se stesso attraversi i nostri occhi.

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